Roma – Il disagio sociale esasperato dall’emergenza coronavirus soprattutto nel sud del Paese preoccupa la Chiesa italiana che denuncia la situazione in tutta la sua gravità.
«Il disagio sociale è un grosso allarme – afferma all’Adnkronos mons. Antonino Raspanti, vice presidente della Cei e vescovo di Acireale – Si prevedeva, ed eccolo». I tecnici della sicurezza sono preoccupati per eventuali disordini “per il pane”, da più parti arrivano appelli affinché il disagio non diventi tema di ordine pubblico.
«Legittimare i disordini mai e poi mai – osserva il vescovo Raspanti – Si innescherebbe una violenza che non è mai foriera di bene. D’altra parte però c’è un problema di fondo: non riusciamo a mettere a tema i nostri governanti, del nord e del sud. Troppa la disparità tra diverse regioni e territori, temi mai presi di petto per far fare un salto culturale alla Nazione. Ora i nodi vengono al pettine. Questa è la prova provata della fortissima disparità».
Monsignor Antonino Raspanti analizza le cause a monte: «Se nella maggior parte del Paese si vive con lavoro nero o arrangiaticcio del giorno per giorno» bisogna essere consapevoli che un «cassaintegrato non ci rientrerà mai. Penso alle piccole botteghe, tante parti del territorio hanno piccoli esercizi, tutto salta a questo punto. La soluzione non è semplice, si tratta di lavorare insieme: i problemi sono enormi e rischiano di diventare così grossi da temere, non vorrei dirlo, di paventare quasi la tenuta democratica del Paese».
Si tratta di guardare in faccia la realtà è di prendere di petto la situazione o si rischia l’effetto boomerang. «La Chiesa cattolica – dice il vescovo Raspanti – ma anche tante agenzie, personalità della cultura, lo denunciano da tempo. Quando abbiamo iniziato a tagliare vuole dire che c ‘erano già emorragie. I soldi si sono persi con il risultato di più corruzione e un abbassamento oggettivo dei servizi. Serve una riforma morale e culturale”.
Il vice presidente Cei e vescovo di Acireale invita a prendere le distanze da chi soffia sulle braci: «C’è chi sobilla e alcune frasi che si sentono oggi sono quantomeno sconcezze, però si sentono e hanno presa. La verità è che molte misure prese ieri e oggi non sono adeguate perché il territorio nazionale è impari. Le Regioni povere sono sempre più povere. Le vogliamo incolpare ?Ecco i risultati. Non giochiamo con cose importanti, fare rispettare le regole. C’è il rischio dell’effetto boomerang».