Coronavirus, il focolaio di S. G. La Punta «Sedici giorni per avere i referti dei tamponi»

Di Redazione / 11 Aprile 2020

Una situazione monitorata attentamente che preoccupa e allarma mentre dalle case di riposo arriva la notizia, non confermata, che l’Asp avrebbe disposto tamponi per tutti gli ospiti delle strutture e per gli operatori. Certo il caso della casa di riposo di S. Giovanni la Punta, i cui esiti dei tamponi avrebbero certificato una ventina di contagiati tra ospiti e operatori, preoccupa, eccome…, perché i risultati dei tamponi – come conferma lo stesso sindaco del grosso paese ormai unito alla città, Nino Bellia, sarebbero arrivati ben 15 giorni dopo il provvedimento disposto dall’Asp. Ma la cosa che, forse, nessuno vuol dire con insistenza e che preoccupa il primo cittadino è che gli operatori risultati contagiati – e sembrerebbe siano asintomatici – proprio per assenza di sintomi avrebbero continuato a fare regolarmene la vita di sempre, con qualche accortezza in più nel curare i pazienti della casa di riposo, ma poi tornando a casa, in famiglia. Ma non solo. Alcuni di loro sarebbero andati regolarmente a fare la spesa e forse in altri luoghi, convinti di non avere nulla. Invece poi, 15 giorni dopo, è arrivata la sorpresa della loro positività. E allora sorge spontaneo l’interrogativo. Perché per queste strutture sensibili dove un solo contagio rischia di propagarsi come un missile tra persone fragili, per i tamponi si è dovuti attendere 15 giorni? Probabilmente perché la Sicilia ha dovuto combattere per ottenere più reagenti che forse andavano trovati prima…

Non si sa, inoltre, nulla di un’altra casa di riposo, sembrerebbe a Catania, dove lì, secondo quanto dichiarato recentemente dalla direzione Asp, i contagi tra ospiti e operatori sarebbero 16. Insomma le case di riposo rischiano di essere il bubbone della epidemia anche nella nostra provincia come sostenuto da alcuni esperti come il prof. Bruno Cacopardo. Per questo ci sarebbero in atto diversi interventi sanitari per tutelare queste strutture e anche le Usca (le unità territoriali) dovrebbero essere in prima linea per monitorare i malati direttamente nelle strutture.

Il caso di S. Giovanni La punta è, comunque, emblematico. Racconta il sindaco Bellia: «Il 18 marzo viene ricoverata in ospedale una anziana con i sintomi che muore il giorno successivo. Le viene fatto il tampone post mortem e la signora risulta positiva. A quel punto scatta l’allarme e viene comunicato il decesso all’Asp. In 22 marzo l’Asp arriva nella casa di riposo ed effettua i tamponi per tutti, anziani e personale».

Da allora comincia l’attesa, la lunga attesa tanto che il sindaco a un certo punto scrive all’Asp. «Il risultato dei tamponi – spiega adesso Bellia – mi è stato comunicato il 9 aprile, oltre 16 giorni dopo i prelievi. Queste sono le date. Il problema è che tra i contagiati non ci sono solo gli anziani (sembra che siano 12) ma anche parte del personale della struttura che senza riscontro del tampone è andato regolarmente a casa per tutti questi giorni».

Il sindaco racconta che per tutti i giorni d’attesa dei risultati il suo telefono è stato rovente. «Sono stato chiamato molte volte anche dalla responsabile della struttura fortemente preoccupata per i ritardi nei referti. Mi hanno chiamato anche molti operatori… Ma come si fa a mettere in quarantena un operatore che non ha il tampone e non ha sintomi? Nessuno ha potuto prevedere di mettere in isolamento obbligatorio delle persone apparentemente sane».

Così questo personale è andato in giro. «Certo – sbotta il sindaco – a fare la spesa e tutto quello che si fa nelle condizioni di ordinarietà».

Belllia precisa, comunque, «che diventava oggettivamente difficile da parte dell’Asp prendere provvedimenti senza i tamponi. Insomma se gli operatori fossero stati messi in quarantena preventivamente gli anziani sarebbero rimasti senza assistenza e non si poteva decidere di riportarli dai parenti…».

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