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Coronavirus e Sicilia ancora “blindata”: Roma verso il nulla osta a Musumeci

Di Mario Barresi |

CATANIA – Da Palazzo Chigi, sulla stretta sullo Stretto, prendono tempo. «Gli uffici stanno valutando tutte le ordinanze delle Regioni». Tutte, compresa quella di Nello Musumeci che, fra l’altro, proibisce il rientro a casa dei siciliani rimasti bloccati altrove prima del lockdown, autorizzato invece dal dpcm del 26 aprile. «Le stanno valutando tutte, articolo per articolo. E poi si faranno le valutazioni del caso», è la linea che emerge dal ministero degli Affari regionali. Anche se a Roma hanno ben presente il gentlemen’s agreement fra Giuseppe Conte e i governatori: via libera a «regole locali più restrittive, in coerenza con una cornice nazionale». E dunque l’ordinanza di Musumeci, anche nella parte sugli “sbarchi proibiti”, non dovrebbe fare la fine di quella della collega calabrese Iole Santelli, impugnata per la riapertura di bar e ristoranti.

Servono quattro voli per Roma anziché solo due 

Nulla osta. Al netto di qualche perplessità sul profilo costituzionale (perché tutti gli italiani da oggi possono tornare «presso la propria residenza, domicilio o abitazione» e i siciliani no?), la linea del governo nazionale sembra di non belligeranza. A maggior ragione perché anche il decreto interministeriale (Trasporti e Salute), che proroga fino al 17 maggio le restrizioni su treni, aerei e traghetti per l’Isola, dice in pratica la stessa cosa. Si passa solo «per ragioni di necessità».Ma la linea di Palazzo d’Orléans – Sicilia «chiusa e blindata, fino a tutto maggio» – in attesa di diventare un caso giuridico (cosa succederebbe se oggi qualcuno ai controlli a Messina sfoderasse il decreto di Conte, fonte gerarchicamente superiore in punta di diritto all’ordinanza di Musumeci?) è già un caso politico.

In trincea c’è soprattutto il Pd. Il deputato regionale Nello Dipasquale ha rilanciato una petizione online intitolata “Voglio tornare a casa”, raccogliendo circa 600 firme. Il capogruppo all’Ars, Peppino Lupo, affonda: «I siciliani che si trovano fuori dalla Sicilia hanno il diritto di poter tornare a casa loro: Musumeci non può limitarsi a dire “no” ai rientri, ha il dovere di affrontare il problema e di trovare soluzioni, salvaguardando la salute di tutti». Dalla denuncia alla proposta: «Bisogna attivare un programma di graduale rientro per i siciliani che fino a ora sono rimasti “bloccati” in altre aree del Paese – aggiunge Lupo – e che adesso si trovano in difficoltà perché magari hanno perso il lavoro, o per motivi economici, personali o familiari. Il rientro va organizzato prevedendo ad esempio tamponi rapidi all’ingresso che garantiscano l’esito in un’ora, e una “quarantena a rischio zero contagi”». A Lupo risponde Ruggero Razza. Picche, sul principio: «L’ingresso in Sicilia è normato da un decreto del ministro dei Trasporti, di concerto con il ministro della Salute, che disciplina le modalità con cui si rientra nel territorio siciliano». E poi «il tema del ricongiungimento familiare per stato di necessità – prosegue l’assessore regionale alla Salute – è già previsto in quel provvedimento e non necessita di alcuna autorizzazione nuova». Ma Razza apre su un aspetto: «Tuttavia, nelle prossime ore, valuteremo provvedimenti finalizzati a favorire il rientro dei fuorisede, che già oggi possono fare accesso nell’isola, per come previsto dalla disciplina del ricongiungimento familiare».

Potrebbe essere comunque una tempesta in un bicchiere d’acqua. Perché i rientri saranno contingentati dalla scarsa disponibilità dei mezzi, almeno fino al 17 maggio: un solo Intercity da Termini, traghetti con corse ridotte, sui quattro aerei al giorno per Catania e Palermo (posti finiti fino al 24 marzo) viaggeranno al massimo 600 passeggeri al giorno, e non tutti siciliani di ritorno. E dunque nessun controesodo biblico: il ritorno dei siciliani, anche per la contemporanea riapertura di imprese e uffici, sarà limitato a poche migliaia. Per chi lo farà ci sarà l’obbligo di registrarsi al portale della Regione, di stare quarantena e di fare il tampone finale. Poi si vedrà.

Twitter: @MarioBarresi

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