CATANIA – Si aggrava, purtroppo, l’emergenza Covid. Mentre nelle città, compresa la nostra, si manifesta e si lanciano bombe carta contro l’ultimo Dpcm del presidente Conte, negli ospedali si continua a combattere tra la vita e la morte. Ieri si è appreso che al Pronto soccorso del Policlinico da due giorni ci sono ben 8 pazienti Covid in attesa di essere ricoverati in reparti appositi. Si tratta di soggetti tra i 65 e i 90 anni, con altre patologie. Uno di questi proviene da una grossa Rsa che avrebbe già una trentina di contagiati.
Quelli che erano i timori della vigilia di questa seconda ondata si stanno manifestando con disarmante attualità. Scarseggiano i posti letto e man mano che passano i giorni arrivano in ospedale, con forme di polmoniti severe, soggetti avanti nell’età che necessitano urgentemente di assistenza medica.
Lo scenario preoccupante tracciato da alcuni esperti purtroppo si sta verificando per non aver pensato prima a come contenere il contagio. Anche i numeri dei ricoverati preoccupano: non trascorre infatti giorno ormai senza altri ricoveri e i posti di degenza Covid nei grossi ospedali praticamente non ci sono più. Letti pressoché esauriti al San Marco, dove a partire da oggi anche il reparto di Ortopedia sarà utilizzato per le degenze ordinarie dei malati Covid. Ieri in una riunione alla direzione del Policlinico si è cercato di capire soprattutto come reperire infermieri, forse spostandoli da reparti al momento non indispensabili che per questo potrebbero essere chiusi temporaneamente. Nelle due rianimazioni di San Marco e Policlinico ci sono a disposizione sono una manciata di posti. Poi sarà la saturazione completa.
Posti esauriti in Terapia intensiva al Garibaldi dove i 19 letti sono tutti occupati. Al completo anche il reparto del prof. Cacopardo, a Nesima, che conta 40 posti. Alla “Pneumologia 1” i 30 posti sono pieni e lo stesso vale per la “Pneumologia 2” con 15 posti tutti coperti.
Al Cannizzaro allo stato i 62 posti per Covid sono stati occupati nel volgere di pochissimi giorni e la situazione richiede nuovi posti letto ogni giorno che passa. Da qui l’idea sostenuta dal governatore Musumeci di utilizzare un intero ospedale, quello di Acireale, per coprire il fabbisogno di letti per affrontare l’emergenza. Questione della quale si sta occupando il commissario Asp per il Covid, Pino Liberti che ieri pomeriggio ha avuto un incontro col direttore generale del Cannizzaro, Salvatore Giuffrida, per affrontare il punto relativo ai positivi Covid già guariti, ma ancora non negativi che potrebbero lasciare presto l’ospedale per finire o in uno dei centri territoriali resi fruibili dal team Covid o addirittura direttamente a casa propria qualora si riesca ad organizzare un sistema di assistenza capillare sul territorio con l’ausilio dei medici di famiglia, le Usca e gli infermieri.
E’ ormai una corsa contro il tempo perché gli ospedali oltre alla saturazione si trovano alle prese con problemi logistici e organizzativi. In particolare in pronto soccorso al momento sono riusciti a contenere l’impatto. Ma man mano che passano i giorni devono fare i conti anche con decine e decine di persone che si recano in ospedale al primo malanno di stagione, col rischio che tra di loro ci sia in effetti un positivo che potrebbe contagiare tutti gli altri.
Sul fronte del territorio il commissario Liberti deve fare i conti con i medici tracciatori che sono in numero esiguo rispetto alla mole di persone contagiate già in isolamento, che oscillerebbe sui 1500 e i quarantenati che hanno superato ormai abbondantemente i diecimila.
I tracciatori sono operatori che ogni giorno, quando viene segnalato un positivo, cercano di risalire il più presto possibile ai contatti frequenti e ravvicinati, attraverso una sorta di «catena di S. Antonio» che serve a mettere in quarantena quante più persone possibile e a tamponarle alla scadenza di 7-10 giorni quando il virus si manifesta. Sembra che solo in provincia di Catania servirebbero un centinaio di questi operatori che, invece, al momento sarebbero meno di 20.