Come cambia il Covid: 80enni quasi spariti dai reparti, finisce in corsia la fascia tra 40 e 60 anni

Di Giuseppe Bonaccorsi / 29 Marzo 2021

La Sicilia è la prima regione d’Italia per percentuale di dosi di vaccino somministrate, ma la Regione, attraverso i centri vaccinali intende non sprecare tempo e continuare a vaccinare anche di notte. La conferma arriva dal commissario per l’emergenza Covid,, Pino Liberti che ieri ha detto che sta organizzando i medici per vaccinare sino alle ore piccole nell’hub dell’ex mercato ortofrutticolo sulla scia di quanto fatto a Roma.

La vaccinazione è al centro dell’attenzione nazionale, ma molti forse inconsciamente relegano ormai in un secondo piano il dramma delle migliaia di persone che ogni giorno risultano positive, tra l’altro non sapendo se si sono positivizzate con alcune varianti del Covid tra le più aggressive, come quella brasiliana, la nigeriana e la sudafricana individuate anche in Sicilia. Una parte di questi nuovi positivi a breve finirà in ospedale e alcuni di loro rischieranno di morire come è capitato due giorni fa a una 42enne al Cannizzaro.

Quello che sta emergendo da alcuni reparti Covid degli ospedali è l’abbattimento di nuovi ricoveri ultra ottantenni e un aumento di ricoveri nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni. Probabilmente con la vaccinazione degli ultra ottantenni che continua, molti di questi soggetti sono diventati immuni e così il virus ha preso di mira fasce di popolazione più giovane, che sono certo più resistenti, ma dove i decessi certo non mancano.

Il dramma maggiore di questa situazione è caratterizzato dalle terapie a disposizione. Tutti gli esperti interpellati dicono che in effetti qualche farmaco più efficace c’è. ma bisogna evitare che il paziente arrivi in ospedale quando ormai il virus ha fatto i danni importanti perché altrimenti non c’è farmaco che possa funzionare.

«In effetti è così – spiega Sandro Distefano, primario de reparto di Pneumologia Covid del Cannizzaro – Ora è di fondamentale importanza che il paziente positivo con sintomi per giorni arrivi quanto prima in ospedale perché se si supera la settimana di malattia il virus potrebbe fare danni letali».

Quali sono i campanelli d’allarme che devono far preoccupare un paziente a casa?

«Febbre alta per giorni, tosse, difficoltà respiratorie, diarrea…».

Al Cannizzaro com’è la situazione ricoveri?

«Nel nostro ospedale c’era sino a pochi giorni fa un calo di pazienti consolidato. Ma negli ultimi due giorni abbiamo registrato una ripresa dei ricoveri e alle Malattie infettive siamo passati dagli 8 degenti ai 18 di adesso. Comunque siamo ancora in una situazione di relativa calma».

È vero che ricoverate ormai pochissimi over 80?

«Gli 80enni sono diventati, per fortuna, casi sporadici ed è forse tutto merito della campagna vaccinale. Oggi abbiamo prevalentemente malati di mezza età ed ora è fortemente necessario indirizzare la campagna verso queste fasce d’età».

Si tratta di casi gravi o no?

«Abbiamo pazienti severi, non gravissimi, ma che necessitano di assistenza ospedaliera».

I farmaci che avete sono efficaci?

«Abbiamo il Remdesivir, abbinato col Baricitinib e il cortisone oltre al plasma iperimmune. I risultati che ho ottenuto sono discreti, ma il vero problema è che i pazienti devono arrivare subito in ospedale ai primi sintomi seri e non attendere che tutto passi rimanendo a casa. Se presa in tempo la possibilità di guarigione è tra l’80 e il 90%».

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Pubblicato da:
Redazione
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