Covid-19
Categorie essenziali, piano vaccini per 700.000 siciliani. Razza: «Ecco le priorità»
CATANIA – Nel momento in cui Roberto Speranza sdogana l’AstraZeneca per gli over 65, in Sicilia c’è già chi è preparato alla notizia. L’assessore Ruggero Razza, dopo un primo contatto informale, oggi farà «subito implementare nella piattaforma di Regione e Poste Italiane l’opzione per la prenotazione dei cittadini siciliani da 65 a 79 anni, che ritengo potrà essere attiva già nei prossimi giorni, in coincidenza con l’emanazione della circolare del ministro», prevista domani.
Si respira ottimismo. Non soltanto a Roma, dove l’idea di «poter vaccinare tutti gli italiani che lo vogliono entro l’estate» diventa un impegno del governo. Ma anche a Palermo, perché la Regione consolida di giorno in giorno un modello che diventa spendibile anche sul tavolo nazionale. Tant’è che, nel corso del vertice in videoconferenza di venerdì (interlocutori, oltre a Speranza, il ministro Mariastella Gelmini, il commissario Francesco Paolo Figliuolo e il capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio) l’assessore Razza ha potuto capeggiare la proposta di alcune regioni sul prossimo nodo, alquanto aggrovigliato, da sciogliere: la vaccinazione dei lavoratori delle categorie essenziali. L’idea, condivisa da molti governatori, è che «posto che la definizione è fissata da contratto nazionale del lavoro e decreti specifici, il problema della priorità, ovvero in quale ordine vaccinare queste categorie, non può essere – sostiene Razza – demandato alle singole Regioni».
L’assessore alla Salute rinnega la lettura di «andare avanti in ordine sparso», perché «abbiamo sempre atteso indicazioni dal governo». E anche nel caso dei servizi essenziali, dunque, «sarebbe utile un ordine di priorità nazionale, all’interno del quale le Regioni possano semmai avere la discrezionalità di qualche deroga, ferma restando la disponibilità delle dosi annunciate, in base alle esigenze e alle specificità dei territori».
Cosa significa in pratica? La Sicilia ha messo sul tavolo una propria strategia, che potrebbe coincidere alla fine con quella nazionale. Su una platea potenziale di 700mila lavoratori, nell’Isola si pensa di partire da magistrati e pubblica amministrazione, “catena alimentare” (produzione, distribuzione, commercio), dai comparti dei trasporti pubblici e privati e del ciclo dei rifiuti. Ma la Regione lancia altre tre priorità ad hoc.
Una viene ufficializzata proprio ieri: «Nelle prossime settimane sul territorio di Siracusa contiamo di allestire il primo polo vaccinale d’Italia dedicato al comparto industriale all’interno dell’Usca di Priolo», afferma Razza. Poi ci sono le isole minori, in un progetto di «vaccinazione a tappeto di tutti i residenti» che sta molto a cuore a Nello Musumeci.
E infine la “deroga” più importante: il comparto del turismo e della cultura. Domani l’assessore al Turismo, Manlio Messina, incontrerà, assieme alla sua dirigente Lucia Di Fatta e a Maria Letizia Di Liberti (a capo del Dasoe), i rappresentanti delle categorie interessate. Questo passaggio, riflette Razza, «oltre a un’utilità pratica, ha un fortissimo valore simbolico: quello di mostrare al mercato turistico, sin dalla primavera, l’immagine di una “Sicilia immune”». Non a caso uno degli hub vaccinali al di fuori dei nove provinciali (ieri inaugurazione a Siracusa, a giorni si parte a Messina e Agrigento) potrebbe essere a Taormina, dove il sindaco ha messo a disposizione il PalaLumbi.
Per raggiungere questi (ambiziosi) obiettivi, però, si devono realizzare alcune condizioni. La più importante è la disponibilità della materia prima. In Sicilia, secondo il piano nazionale, è previsto l’arrivo di 200mila dosi di AstraZeneca a marzo e di circa il doppio ad aprile, mese in cui dovrebbe essere disponibile anche il siero di Johnson&Johnson, finora il prodotto di più facile somministrazione fra quelli sperimentati. «Se i programmi fossero confermati – confida l’assessore alla Salute – la Sicilia potrebbe sfruttare al meglio la rete di centri vaccinali e le strategie di supporto già predisposte».
Il riferimento è alla potenzialità degli hub (solo quelli di Palermo e di Catania messi assieme possono arrivare a quota 20mila somministrazioni al giorno), oltre che alla capillare rete dei medici di base, con i quali la Regione conta di «chiudere l’accordo proprio in questa settimana».
Da questa coperta vaccinale che va allargandosi, per ora restano fuori proprio i cittadini più a rischio, i cosiddetti “soggetti fragili”. «Comprendo che in molti si sentano discriminati – allarga le braccia Razza – ma noi siamo costretti a rispettare le linee guida ministeriali, che, ad esempio, non permettono di utilizzare l’AstraZeneca. La campagna, urgente, sui più deboli può partire, con gli altri sieri usati per gli over 80, quando ci sarà un’adeguata disponibilità di dosi in Sicilia».
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