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Catania, no (per ora) alla “zona rossa agatina” ma è sos devoti: cintura in centro?

Di Mario Barresi |

CATANIA – Alla fine non s’è consumato un vero e proprio scontro istituzionale fra Comune e Regione. Ma poco ci mancava.

La “zona rossa agatina” – un’ipotesi che circola da giorni nel governo ragionale, rivelata ieri da La Sicilia – è stata l’oggetto di «numerose telefonate di chiarimento» fra Salvo Pogliese e Ruggero Razza. La questione in sintesi: il governo regionale è «preoccupato» dalla “congiuntura astrale” fra il probabile ritorno della Sicilia in zona arancione da lunedì prossimo e la gestione delle regole anti-Covid nei giorni della festa di Sant’Agata; sul «pericoloso» mix fra l’imminente allentamento dei divieti e la forza della devozione dei catanesi, anche in una festa di fatto depurata da tutti gli eventi di popolo, anche Nello Musumeci ha chiesto all’assessore alla Salute «la massima attenzione».

E così ieri c’è stata la resa dei conti. Altrimenti definita (dalle fonti ufficiali) «un proficuo confronto». Da Palazzo degli Elefanti un messaggio. Forte e chiaro: «Catania non può tollerare una zona rossa speciale nei giorni di Sant’Agata». Una posizione, quella di Pogliese, fondata su ragioni intime (il suo profondo legame con la Patrona), politiche (la necessità di non urtare la suscettibilità di devoti e commercianti), ma soprattutto operative.

«Dal programma è stato eliminato qualsiasi momento di aggregazione che potrebbe creare assembramenti – ha ribadito il sindaco all’assessore alla Salute – e comunque tutti i divieti anti-Covid saranno assicurati dal potenziamento dei controlli». Uno dei principali timori, non soltanto della Regione, è il tradizionale effetto-calamita che la città potrebbe mantenere rispetto al flusso di persone dall’hinterland e anche da fuori provincia «anche solo per vedere da lontano Sant’Agata».

E questo, al di là del fatto che il divieto di mobilità intercomunale resta anche in zona arancione, sarà uno degli aspetti più delicati sul tavolo di un apposito comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica convocato in Prefettura per domani alle 10,30. I vertici provinciali delle forze dell’ordine faranno il punto sul piano straordinario nei giorni della festa.

Ed è più che concreta l’ipotesi di una vera e propria “cintura” sul centro storico, magari con dei check-point in piazza Duomo e in piazza Università, per blindare ciò che resta del clou agatino. Controlli necessari, tanto più per i rumors, captati anche in ambienti investigati catanesi, sulla pazza idea che starebbe girando nella chat di devoti più integralisti e irriducibili: arrivare comunque in piazza Duomo, avvolti dall’immancabile sacco, urlando anche per poco quel «semu tutti devoti tutti» quest’anno fuoriprogramma.

E allora il vertice di domani diventa decisivo. In una Catania che in questi giorni (nonostante gli sforzi della polizia municipale, con decine di agenti mobilitati in blitz nei mercati fra multe e chioschi chiusi) tutto sembra tranne che una città in zona rossa, i giorni di Sant’Agata saranno una prova delicatissima. Pogliese confida nella «capacità di coniugare le esigenze della salute con quelle di una città economicamente in ginocchio».

Il sindaco, anche nel confronto con la Regione, alza il tiro sulla «rabbia dei commercianti e dei ristoratori», che «può sfociare in qualsiasi cosa». Ma viene pressato da parte dell’opposizione. Il consigliere Salvo Di Salvo non gliele manda a dire: «La scelta del sindaco di non emettere provvedimenti straordinari per i giorni dedicati alla cerimonia della nostra Patrona cozza con il buon senso e con la responsabilità che dovrebbe assumere oltre ad ogni condizionamento».

Per l’ex assessore quella «di non provvedere a un lockdown per i giorni 3-4-5 sembra più una scelta politicamente comoda piuttosto che una scelta d’amore per la città». Di Salvo chiede a Pogliese di ripensarci: «Catania rischia di diventare di nuovo zona rossa nei giorni dopo la festa perché è chiaro che ci saranno ovunque assembramenti e le forze dell’ordine non saranno numericamente sufficienti per evitarlo».

Ma il sindaco ottiene dal governo regionale un credito di fiducia a tempo. Musumeci e Razza accantonano l’idea di imporre da Palermo una stretta su Sant’Agata. Ma l’assessore alla Salute, in serata, lancia un avvertimento: «Aspettiamo venerdì (domani per chi legge, ndr), che sarà il giorno della scelta di Roma sull’auspicabile zona arancione in Sicilia, ma anche del vertice in Prefettura su Sant’Agata». Dal quale l’uomo più vicino al governatore dice di aspettarsi «soluzioni e misure adeguate a un problema del quale non si può ignorare l’esistenza».

Twitter: @MarioBarresi

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