Ieri mattina la parte vuota, in corrispondenza dell’ultima voragine apertasi in piazza del Santuario, è stata riempita con getto di calcestruzzo (oltre quaranta metri cubi) proprio per creare una base al pilastro semisospeso nel vuoto ed evitare il completo cedimento. Un intervento di messa in sicurezza in somma urgenza al fine di evitare ulteriore cedimenti che possono causare il collasso strutturale dell’edificio. Poi si vedrà in merito agli interventi da adottare per il consolidamento e la ricostruzione.
Si è dovuto aspettare un giorno prima della sofferta decisione del sindaco Saro D’Agata: l’ordinanza di chiusura del Santuario. L’arrivo cioè della relazione ufficiale dei vigili del fuoco di Catania (dopo il sopralluogo effettuato sabato scorso) per i quali “necessita con urgenza una verifica strumentale del terreno di tutta l’area interessata – piazza, colonnato, Santuario e zona circostante – in modo da verificare se il dissesto del sottosuolo sia in evoluzione”.
“Considerato che ai fini della salvaguardia della pubblica incolumità e della sicurezza – si legge nell’ordinanza – risulta necessario transennare opportunamente la piazza e il Santuario”, il sindaco ordina “la chiusura al transito veicolare e pedonale alla piazza del Santuario a tempo indeterminato e di delimitare opportunamente tutta l’area con transennamento fisso e interdizione al pubblico”. Adesso si dovrà pensare alle soluzioni per porre in sicurezza tutto il centro storico, partendo dai sondaggi, tramite georadar, previsti per domani in concomitanza con la visita di Luigi Bosco, assessore regionale alle Infrastrutture.
C’è sconforto in paese, nato all’ombra di un tempio dedicato alla Vergine la cui prima costruzione risale al 1038. Venne consacrato nel 1296, alla presenza del re Federico III d’Aragona, e ampliato nel XVI secolo. Oggi la struttura originale è stata in gran parte ricostruita, a seguito dei gravi danneggiamenti arrecati dal terribile terremoto del Val di Noto del 1693. Di quella originaria costruzione rimane il pilastro sacro. Per la fine del Seicento, il santuario divenne di pertinenza degli Agostiniani Scalzi e nel XVIII secolo venne restaurato, tramite la costruzione del porticato e diversi interventi di rimaneggiamento della facciata.