«Valentina Giunta viveva da anni nella paura che qualcosa di grave le sarebbe potuto accadere» nella sua vecchia abitazione e per questo «da alcuni mesi si era trasferita insieme al padre in un’altra abitazione presa in locazione».
Lo ha detto l’avvocato Salvatore Cannata, legale della famiglia della donna uccisa dal figlio 15enne a Catania, che è parte offesa nell’inchiesta. «Nell’ultimo anno – sottolinea il penalista – sono stati diversi gli episodi di violenza, anche gravi, che hanno visto come persone offese Valentina Giunta e la sua famiglia e come protagonista attiva la famiglia del suo ex convivente. Pertanto i familiari di Valentina Giunta auspicano che venga fatta luce anche sul contesto deviato e deviante in cui è maturato l’efferato delitto».
«La famiglia di Valentina Giunta – osserva l’avvocato Cannata – vuole esprimere la propria fiducia nei confronti della magistratura e delle forze dell’ordine che in maniera incessante da giorni stanno svolgendo le indagini per accertare tutte le responsabilità che vi sono in questa terribile vicenda. Responsabilità che non si possono limitare al solo fatto di sangue che si è verificato la sera del 25 luglio».
Una situazione di pericolo dunque perfettamente a conoscenza della famiglia di Valentina che ha anche cercato di convincere a trasferirsi lontano da Catania, in Germania, per allontanarla dal contesto violento in cui era costretta a vivere. Questo è il racconto di una cugina della ragazza assassinata. Il giovane, fermato poche ore dopo il delitto, viveva con la nonna paterna – il padre e il nonno erano in carcere – e la sera dell’assassinio avrebbe raggiunto Valentina nella casa da cui stava per traslocare. Forse dopo l’ennesima lite, scoppiata perché il ragazzo non accettava che la madre avesse deciso di prendere le distanze dal padre detenuto, le ha sferrato 4 coltellate alla gola e alla schiena.
«In famiglia sapevamo che correva dei rischi – dice la cugina Cristina Bonanzinga – ed avevamo paura, per questo la incitavamo ad andare via».
I familiari della giovane uccisa, che aveva un figlio minore di 10 anni che voleva allontanare dai nonni paterni, non la lasciavano mai sola. E raccontano di appostamenti, aggressioni fisiche subite dal padre di Valentina, finito in ospedale e di danneggiamenti. La ragazza aveva denunciato, come aveva denunciato i messaggi minacciosi ricevuti da numeri anonimi, ma poi aveva ritirato le querele e le indagini non erano andate avanti.