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Nel Catanese

Paternò, messa per invocare la pioggia: campagne a rischio desertificazione

Padre Alessandro Ronsisvalle ha celebrato, ieri mattina, la messa nella frazione agricola di Sferro

Di Mary Sottile |

Piove a Catania e provincia, ma non è caduta una goccia d’acqua nelle campagne della piana etnea. Tra l’altro, ieri è stata una giornata caldissima a Sferro, frazione prettamente agricola di Paternò, diventata il simbolo della sete patita in campagna nell’ultimo anno.

Nonostante le piogge settembrine, qui non è piovuto. Le piante, a secco da mesi, continuano a patire la mancanza di acqua. A Sferro, ieri mattina, si sono ritrovati alcuni agricoltori per partecipare a una Santa Messa. A organizzare l’appuntamento, il Comitato spontaneo agricoltori del Catanese perché, come dicono, «nel silenzio assordante delle istituzioni, solo Dio può salvarci».Non erano tantissimi, però, gli agricoltori presenti. «È il segno della totale sfiducia – dicono gli organizzatori -. Agricoltori e allevatori siamo stati abbandonati a noi stessi. Non piove e il futuro che si prospetta è nero». Se pochi i coltivatori, quasi completamente assenti erano le istituzioni, i sindaci del territorio. All’appuntamento hanno preso parte solo il deputato regionale Giovanni Burtone e il sindaco di Paternò Nino Naso.

«Quello che si è innescato in questi mesi di continua siccità, di depressione anche umana, vedendo le campagne o gli animali morire di sete – evidenzia Gabriele Bellamacina, presidente del Comitato spontaneo degli agricoltori -, è questo, purtroppo. Questa sfiducia continua, sia nelle istituzioni sia in quella che potrebbe essere l’ultima speranza che è il buon Dio. Non importa se oggi siamo pochi. C’è un passo della Bibbia che dice: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”».Come non comprenderli, gli agricoltori e gli allevatori. Dove l’acqua non riesce ad arrivare, in molti non vanno più in campagna: troppo doloroso vedere prima i frutti e poi le piante morire, poco alla volta. A Sferro sono numerosi i fondi ormai secchi, dove non c’è più nulla da fare. E la mappa della desertificazione è, purtroppo, ben più ampia. In quei fondi agricoli ci sono sacrifici, lavoro, speranze, soprattutto per quanti sono giovani, come Gabriele Bellamacina, che nell’agricoltura vorrebbe ancora crederci e investire, in tempo e risorse, garantendo così lavoro e occupazione per la prima fonte economica e produttiva dell’Isola. «Chiediamo alle istituzioni interventi, al di fuori dei proclami che annunciano fondi per sostenere i giovani agricoltori – afferma ancora Bellamacina -. Quei soldi in questo stato non servono a nulla, è impossibile lavorare. Mancano le basi per poter partire. Manca l’acqua. Non c’è più tempo da perdere e non smetteremo di ribadirlo a gran voce: abbiamo bisogno urgente dell’acqua».

La Chiesa, intanto, è al loro fianco. Ieri a celebrare la Santa Messa è stato padre Alessandro Ronsisvalle che ha voluto scuotere le istituzioni nel corso della sua omelia. «La pioggia è come la parola di Dio, feconda, dà vita, porta vita. È vero, abbiamo violentato la natura – ha detto padre Alessandro – non piove da mesi, ma non possiamo tollerare le beghe di questo o quell’altro ente che si occupa delle acque irrigue, facendo morire i nostri fondi agricoli, i nostri animali. Questo è un peccato grave. E noi uomini di fede ci rivolgiamo a San Giuseppe, padre della provvidenza».Dal Consorzio di bonifica 9, nel frattempo, si preparano per nuove immissioni di acqua in rete. Fino a mercoledì prossimo, 11 settembre, l’acqua sarà a disposizione per i fondi agricoli di quota 56 Gerbini. Da giovedì 12, invece, l’acqua arriverà, dopo mesi, a quota 100. «Si informa – si legge nella nota a firma del dirigente dell’Area agraria, Emilio Cocimano, e del vice direttore generale, Gaetano Punzi – che verranno effettuati controlli da parte del personale consortile e del Corpo forestale regionale, al fine di consentire l’utilizzo dell’acqua immessa nei canali agli utenti che a oggi non hanno potuto beneficiare di nessun volume idrico per l’irrigazione dei propri impianti arborei». Ciò che si vuole evitare è quanto accaduto in questi giorni a Quota 56, dove ci sarebbero stati prelievi forzati di acqua da parte di pochi, lasciando la maggior parte degli agricoltori a secco.

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