CATANIA – La sentenza della Corte d’Assise di Catania viene letta in un’aula silenziosa, alla presenza dell’imputato: ergastolo ed un anno di isolamento diurno. In silenzio la ascolta anche lui: Mamadou Kamara, il 18enne ivoriano ospite del Cara di Mineo, che i giudici hanno riconosciuto colpevole di aver ucciso il 30 agosto 2015 nella loro villa di Palagonia per rapina Vincenzo Solano, 68 anni, e di aver violentato ed ucciso sua moglie Mercedes Ibanez, di 70.
In aula ci sono anche le due figlie delle vittime, che alla lettura della sentenza vengono colte da malore e vengono soccorse da due ambulanze. I giudici hanno riconosciuto loro come risarcimento danni una provvisionale da 50mila euro ciascuno alle figlie della vittime, 5.000 euro ciascuno ai generi, e 10.000 euro ciascuno ai nipoti. La valutazione complessiva del risarcimento sarà decisa in sede di processo civile. Condannando l’ivoriano i giudici hanno accolto la richiesta del procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, che aveva chiesto anche 18 mesi di isolamento. Alla richieste dell’accusa si erano associati i legali delle parti civili.
L’ivoriano, che si proclama innocente, è accusato di avere ucciso i due coniugi. Rientrato in bicicletta nel Centro accoglienza richiedenti asilo di Mineo in cui era ospite, fu bloccato da militari dell’Esercito e da un Ispettore Capo in servizio nel Cara, insospettiti dai vestiti che indossava, quelli della vittima, troppo grandi per lui. Ad accusarlo ci sono anche le indagini e i filmati visionati dalla Squadra Mobile di Catania che lo riprendono mentre esce dal Cara e mentre si avvicina alla villa. Ma soprattutto lo accusa una sua polo blu trovata sporca di sangue nell’abitazione dei coniugi, dove furono trovati anche parte di un braccialetto che aveva nello zainetto con la refurtiva, ed i suoi pantaloni sporchi di sangue, i vestiti che indossò per tornare al Cara, che erano di Vincenzo Solano, taglia 56, enormi per lui, e le ciabatte della vittima.
Commentando la decisione dei giudici, l’avvocato Francesco Manduca, legale di parte civile, ha detto: «Questa sentenza risponde alle esigenze di giustizia dalla famiglia Solano, ma è soltanto un primo passo perché la nostra battaglia continuerà per accertare le responsabilità di chi nel Cara di Mineo ha permesso che l’ivoriano uscisse nonostante fosse vietato, consentendogli di uccidere due persone». «Se non fosse stato per l’attenzione di un caporale dell’Esercito – aggiunge il penalista – che fermò Kamara quando rientrava nel Cara di Mineo indossando abiti non suoi e sporchi di sangue, non ci sarebbe stato alcun processo».