Tutti 007 contro le discariche grazie ad un’app “salva Etna”

Di Carmen Greco / 27 Giugno 2018

Un esercito di controllori contro le microdiscariche sulle strade dell’Etna. Ma non si tratterà di corpi “speciali” o di supereroi green. I custodi dell’ambiente saranno gli stessi cittadini, in particolare chiunque abbia voglia di scaricare sul proprio smartphone “EtnAmbiente”, la nuova app nata per segnalare le discariche abusive e i diretti responsabili dello scempio quotidiano al paesaggio del Vulcano.

La nuova app verrà presentata ufficialmente, con una grande festa, sabato pomeriggio nel centro di Piedimonte Etneo (dalle 17.30), il comune che, per primo, ha creduto a questo progetto di civiltà ideato dalla “Strada del vino e dei sapori dell’Etna”. Ma la proposta è stata raccolta con grande entusiasmo da tutti: associazioni ambientaliste, enti pubblici, escursionisti, consorzi di prodotti tipici, scuole, commercianti e semplici cittadini. Una risposta senza precedenti che ha sorpreso, per primo, lo stesso coordinatore del progetto, Christian Liistro, direttore marketing di tenuta delle Terre Nere, componente del Cda della “Strada del vino e dei sapori dell’Etna”.

«Funziona in maniera molto semplice – spiega Liistro – il cittadino non deve fare altro che fare una foto alla discarica o alla persona che inquina in flagranza di reato. La segnalazione viene girata alla Strada del vino che diventa la titolare della segnalazione senza che l’identità del cittadino emerga e quindi nel completo anonimato».

Non c’è il rischio che venga considerata una delazione e non venga vista di buon occhio?

«Se la delazione serve a far del bene e a punire chi, indefesso, continua a deturpare un patrimonio dell’Unesco, ben venga».

Quanta consapevolezza c’è su questi temi da parte dei cittadini etnei?

«Chi paga le tasse sui rifiuti, chi differenzia correttamente è sempre più intollerante verso chi non lo fa. Per far conoscere l’iniziativa abbiamo usato il metodo del “porta a porta”, sia con i commercianti che con i cittadini spiegando loro di cosa si trattasse. La risposta che abbiamo avuto è stata molto significativa. Alcuni commercianti sono venuti da noi a chiederci di aderire».

Finora quanti Comuni hanno firmato il protocollo d’intesa?

«Piedimonte Etneo è stato il primo. Il sindaco, Ignazio Puglisi, è stato determinante: ci ha fornito le infrastrutture, a cominciare dall’accordo con le società di raccolta di rifiuti e e ci ha messo a disposizione sei ragazzi del servizio civile che sono stati fondamentali. Non mi aspettavano di trovare un tale livello di partecipazione, direi quasi commovente. Inoltre abbiamo preso accordi con Francavilla di Sicilia e Randazzo. In stand by, ma solo perché vogliamo procedere a piccoli passi, ci sono anche Bronte, Maletto, Fiumefreddo, Giarre, Mascali, Biancavilla, Santa Maria di Licodia, Ragalna, tutti disposti a collaborare».

All’interno del progetto c’è anche anche l’iniziativa “adotta una telecamera”, cos’é?

«Permette ai privati di poter installare una telecamera che punti sul suolo pubblico, cosa che prima non si poteva fare. Con questo progetto viene fatta un’eccezione, grazie a degli accordi sottoscritti con il Comune, che autorizza a prelevare i file video degli eventi rivelatori del reato. A Piedimonte, per esempio, il Comune ha previsto uno stanziamento di 300 mila euro per piazzare telecamere su tutti gli ingressi del paese. Chi sa che ci sono le telecamere andrà altrove a disfarsi dei rifiuti e se questo dovesse accadere in tutti i comuni dell’Etna, chi deturpa avrà sempre più difficoltà a compiere un reato ambientale».

Quanto ci vorrà per “rodare” in funzionamento dell’app?

«A settembre tracceremo un primo bilancio, poi si vedrà. Anche perché il progetto non si esaurisce solo con l’app. Dal prossimo anno scolastico entreremo nelle scuole per sensibilizzare i bambini sui temi dell’abbandono dei rifiuti e in questo avremo la collaborazione fondamentale di tutti i partner dell’iniziativa. EtnAmbiente sarà fatto in maniera sistemica e non una tantum, racconteremo ai ragazzi tutte le sfaccettature dell’Etna, da quella turistica a quella scientifica».

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Pubblicato da:
Redazione
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