Catania
“Tumpulata” a Catania, ora è caccia a chi ha portato la città al default
CATANIA – L’amministrazione comunale di Catania va in default. Lo certificano le sezioni riunite della Corte dei conti rigettando il ricorso dell’Ente e confermando la decisione dei giudici contabili siciliani del 4 maggio scorso di dichiararne il dissesto finanziario. Il buco accertato sarebbe di circa 1,6 miliardi di euro e riguarda bilanci fino al 2017, sui quali la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta e la città un dibattito senza precedenti.
Di chi è la colpa?, si chiedono tutti. Dell’amministrazione Bianco? O di Stancanelli? O forse affonda le sue radici in quella Scapagnini? E la giunta Pogliese cosa c’entra? E’ colpa dei politici che non sanno amministrare o dei cittadini che non pagano le tasse?
Certo è che per i giudici contabili, «la gestione finanziaria condotta dall’Ente negli ultimi anni – scrive il Procuratore generale delle sezioni riunite della Corte dei conti di Roma, Marco Boncompagni, – risulta caratterizzata da un susseguirsi di criticità che nel tempo hanno compromesso la capacità di garantire gli equilibri negli esercizi futuri registrando un costante e crescente ricorso all’anticipazione di tesoreria, puntualmente inestinta al termine dell’esercizio di ciascun anno per importi considerevoli con notevole aggravio della spesa per interessi passivi».
Quindi i giudici puntano il dito su chi ha gestito la cassa e la mancanza di liquidità, rileva il Pg, è «strettamente collegata alla bassissima capacità di riscossione delle proprie entrate, con particolare riferimento a quelle del recupero dell’evasione tributaria, tramutatasi poi in residui attivi cancellati perché con anzianità superiore ai 5 anni».
Secondo il Pg la valutazione della situazione economica-finanziaria del Comune di Catania ha «consentito l’emersione di criticità che hanno posto in evidenza la grave violazione di norme e principi contabili», mettendo in «rilievo una grave condizione di precarietà» e che quindi, conclude il Pg, «sono da ritenersi configurati i presupposti per la procedura di dissesto».
Il sindaco Salvo Pogliese e la sua giunta, insediatisi da pochi mesi, hanno fatto pressing sul governo nazionale per evitare il tracollo finanziario con l’inserimento nel Decreto Milleproroghe di un finanziamento straordinario, ma i tempi della magistratura contabile sono stati più veloci.
Ad essere allarmati sono i dipendenti del Comune, che non hanno ricevuto lo stipendio di ottobre, e quelli delle partecipate, che aspettano due mensilità. A rischio i servizi essenziali come la raccolta dei rifiuti e il loro conferimento in discarica, oltre a quelli legati al welfare. La paura attraversa le piccole imprese che hanno fornito servizi e materiale al Comune: i loro crediti diventeranno inesigibili, e le banche, come sottolinea la Confcommercio, chiuderanno loro i fidi, che porterà a chiusura di attività e a numerosi licenziamenti. Sarà il Consiglio comunale entro la fine del mese a deliberare il dissesto e la prefettura nominerà i componenti dell’Organismo speciale per la liquidazione (Osl) che, come nelle procedure fallimentari, gestirà la massa passiva. Il sindaco e il Consiglio comunale resteranno in carica per l’ordinaria amministrazione.
Ieri era stato il sottosegretario Stefano Candiani ad accusare la passata amministrazione, quella guidata da Enzo Bianco, per la situazione. Oggi le accuse arrivano dal coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Manlio Messina, secondo il quale «di fronte al dramma che sta vivendo, Catania ha bisogno di un’operazione verità: niente infingimenti, niente mascheramenti, l’ex sindaco Bianco e chi ha condiviso con lui responsabilità di governo devono rispondere alla città e magari forse, un giorno, in altre sedi, dal momento che sui conti del Comune la Procura sta indagando».
Ma le accuse a Bianco non arrivano solo da destra, bensì anche da sinistra: Potere al Popolo – che si riunirà il 9 novembre al CPO Colapesce in via Cristoforo Colombo 10 per costruire una grande mobilitazione cittadina per il 17 novembre – pensa che i debiti dovrebbe pagarli chi li ha fatti, e che non si possono caricare sempre e solo sulle spalle dei cittadini. Potere al Pololo in realtà non risparmia nessuno tra gli amministratori del passato e del presente. E rilancia le accuse: «Centrodestra e centrosinistra hanno amministrato allo stesso modo».
Ma a ben vedere il dissesto di Catania era stato dichiarato nel 2012 dal sindaco Stancanelli e dall’allora vicesindaco assessore al Bilancio Roberto Bonaccorsi (che oggi ricopre le stesse cariche) come sottolineato anche da Bianco nella sua appassionata autodifesa.
La verità è che chi ha amministrato la città l’ha fatto senza una visione futura e adesso tutti giocano allo scaricabarile. Sembra che nessuno abbia il coraggio di assumersi le responsabilità politiche di questo fallimento annunciato e messo sotto il tappeto con sempre più ingenti anticipazioni di tesoreria, fondi più o meno speciali (per lavori che un giorno dovranno essere pure rendicontati) gestiti con grigiore ragionieristico, mutui a lunga scadenza che di fatto hanno allargato la voragine dei debiti accumulati negli anni di gestioni allegre.
A completare il quadro visioni presuntuose del governo di una città già problematica, aziende partecipate gonfiate a dismisura per farne centri di potere utili per essere scambiati a ogni elezione per garantire la famosa moltiplicazione delle liste. Sono le colpe di cui in tanti dovranno un giorno dar conto.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA