Cagliari – Due coniugi nigeriani sono stati fermati dalla Polizia di Catania per tratta di persone e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I due avrebbero promosso, organizzato e finanziato il viaggio dalla Nigeria verso l’Italia di giovani donne che, dopo esser state sottoposte ad un rito “voodoo”, erano state avviate alla prostituzione. Per questo motivo Michael Uyi Aigieator, di 34 anni, e Pamela Ehigiator, di 27, sono stati bloccati a Cagliari dalla Squadra Mobile della questura di Catania in collaborazione con la squadra mobile del capoluogo sardo. L’operazione è stata denominata “Fake innocent” perché l’uomo ai poliziotti ha detto di non star facendo nulla di male.
I due coniugi, ora rinchiusi nel carcere di Cagliari, sono gravemente indiziati dei reati di tratta di persone e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, con le aggravanti di avere esposto a pericolo la vita o l’incolumità delle persone trasportate – facendole imbarcare su natanti occupati da numerosi migranti.
L’indagine tecnica, coordinata dalla Dda di Catania ed avviata dalla Squadra Mobile, è partita dalle dichiarazioni di una 15 enne nigeriana, ‘Sweet’, (nome di fantasia) che aveva compiuto il viaggio dalla Libia insieme con una giovane, anch’essa nigeriana e da poco maggiorenne e che era arrivata nel porto di Catania il 20 marzo 2016 a bordo della nave della Guarda Costiera romena «Mai 0201». ‘Beauty’, che era stata già avviata alla prostituzione, è stata liberata dalla Polizia di Stato dai suoi aguzzini insieme con un’altra ragazza nigeriana.
La 15enne aveva detto di aver, tramite una parente, conosciuto in Nigeria i coniugi, che abitavano in Italia, che si erano offerti di organizzarle il viaggio verso l’Italia, dove l’avrebbero accolta. I due coniugi si sarebbero avvalsi di complici in Nigeria ed in Libia, dove avrebbero utilizzato “connection houses” per la permanenza delle donne prima dell’imbarco alla volta dell’Italia su natanti di fortuna, occupati da numerosi migranti e si sarebbero anche serviti di una complice in Nigeria che reclutava e selezionala le giovani vittime e riceveva continue rimesse di denaro.
L’apporto della complice in Nigeria permetteva, altresì, ai due indagati di ordire strategiche minacce e rappresaglie ai danni dei familiari di Sweet, allo scopo di costringere quest’ultima ad allontanarsi dalla comunità per minori ove era stata collocata dalle Autorità italiane, per poter salvare i parenti da nuove e più gravi ritorsioni. L’attività di indagine consentiva di appurare come in effetti, le ripetute intimidazioni riuscissero a realizzare lo scopo dei coniugi: la minore, evidentemente terrorizzata dai racconti dei familiari, ad un certo punto abbandonava la struttura che la ospitava per unirsi ai propri aguzzini e, tuttavia, grazie all’immediato intervento del personale della Squadra Mobile, veniva rintracciata e nuovamente tutelata presso una struttura protetta.