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Tornano le sigarette illegali, contrabbandiere fermato a Catania

Di Redazione |

CATANIA – Il mercato illecito delle sigarette sembrava quasi stroncato, il contrabbando delle “bionde” sembrava una questione quasi chiusa. Ma i recenti sequestri sembrano confermare il contrario. L’ultimo in ordine di tempo quello effettuato dai Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania, unitamente ai Funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, che nell’ambito degli ordinari controlli doganali svolti presso l’aeroporto di Catania Fontanarossa hanno intercettato un passeggero di nazionalità armena che nel bagaglio da stiva trasportava sigarette di contrabbando.

In particolare, con l’ausilio dell’apparecchiatura scanner, le Fiamme Gialle ed i Funzionari doganali hanno rilevato nel voluminoso bagaglio la presenza di involucri sospetti il cui contenuto, a seguito dell’ispezione, è risultato di oltre 16 Kg di sigarette (Marlboro, Winston, Davidoff, Vip, Garni) confezionate e sprovviste del contrassegno dello Stato Italiano. Il passeggero, al quale è stato sequestrato l’ingente quantitativo di tabacchi che ha tentato di introdurre fraudolentemente nel territorio nazionale, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Catania per il reato di contrabbando di sigarette.

E’ bene ricordare di stare attenti alle sigarette illegali, in quanto i prodotti contraffatti non sono sottoposti ai medesimi standard qualitativi di quelli legali, contenendo spesso sostanze molto più nocive e velenose della nicotina.

Il traffico di sigarette negli ultimi anni ha subito un processo di mutament. Una volta i contrabbandieri si concentravano sulla contraffazione di marchi noti, come Marlboro o Camel. Adesso invece a farla da padrone sono soprattutto le cosiddette ‘cheap whites’ sigarette che si trovano con più difficoltà sugli scaffali delle tradizionali tabaccherie, ma spopolano nei mercati illeciti.

Sono sigarette prodotte legalmente nell’Est Europa – soprattutto in Bielorussia, Ucraina, Ungheria, Romania – o in Medio Oriente ma che, senza l’autorizzazione del Monopolio di Stato, non sono commerciabili in Italia. Per la loro fabbricazione, infatti, le aziende non rispettano gli standard qualitativi imposti dall’Unione Europa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA