Test Medicina a Catania, class action contro presunte irregolarità

Di Redazione / 28 Ottobre 2018

Catania – Hanno girato l’Italia per incontrare gli aspiranti camici bianchi che lo scorso 4 settembre hanno affrontato il tanto agognato test d’accesso per Medicina. Un tour che ha attraversato lo Stivale e che lunedì approderà a Catania, nella città protagonista di una delle più rilevanti presunte irregolarità riguardanti il cambio di aula, con il passaggio dei ragazzi dall’esterno del plesso, con i metaldetector che, al loro rientro hanno cominciato a suonare, pare senza ulteriori controlli. “È un’irregolarità – hanno dichiarato i legali della Leone-Fell & Associati – che va contro tutti i principi di una selezione pubblica. Non solo potrebbero essere stati introdotti dispositivi elettronici, quali smartphone o smartwatch con il quale collegarsi a internet e cercare le risposte ai quesiti, ma altre persone avrebbero potuto affiancarsi o addirittura sostituirsi ai candidati”. L’ Ateneo catanese in merito alla questione era intervenuto sostenendo che la prova si era svolta nella massima trasparenza e regolarità.

Dopo aver incontrato i ragazzi a Roma, Napoli, Catanzaro, l’appuntamento nel capoluogo etneo è per lunedì alle 15,30 presso il Palace Catania, in via Etnea 218 “per dare seguito ad una battaglia di legalità che – riporta una nota dello studio legale – ha come obiettivo non solo quello di garantire il diritto allo studio a migliaia di studenti, ma anche di evitare che negli anni a venire possano essere riproposte, nel silenzio colpevole delle Istituzioni, le medesime procedure di selezione che di fatto non garantiscono equità di trattamento”.

“Sono migliaia le segnalazioni pervenute anche quest’anno – dichiarano Francesco Leone e Simona Fell – proprio dai ragazzi che hanno effettuato i test d’accesso e che hanno subito sulla propria pelle vere e proprie ingiustizie, tali da impedire loro di accedere al corso di laurea. Tutte queste pratiche, che purtroppo si ripetono di anno in anno, falsano completamente l’intera procedura di selezione che pertanto risulta fallace e non riesce a garantire equità di trattamento e meritocrazia. Per tale ragione abbiamo avviato un ricorso collettivo affinché possa essere ripristinato il loro diritto a intraprendere il percorso di studi desiderato”. 

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