Catania – Nemmeno il tempo di essere finita ed è già diventata l’oggetto delle polemiche. Vetro e acciaio, la nuova scala antincendio del Teatro Massimo Bellini su via Maria Callas (ex via Birreria) è ormai quasi completa, già provvisoriamente agibile, ed è subito divenuta il caso della discordia. «Un capolavoro (il teatro, ndr) oltraggiato da una mancanza di rispetto nei confronti del patrimonio architettonico e culturale della città», scriveva il 13 ottobre in un post su Facebook l’architetto Giancarlo Leone. Per poi aggiungere in un commento: «Questa scala che offende Carlo Sada, Andrea Scala e la città è un’esasperazione del nascondere un vuoto. Questa volta normativo». Apriti cielo. Il dibattito è dilagato. Ed è sceso in campo anche il presidente dell’Ordine degli architetti di Catania, Alessandro Amaro, che prima a “L’Urlo” ha sottolineato che «sugli edifici monumentali gli architetti hanno competenza esclusiva. Quindi, ritengo che non era possibile che questa scala venisse progettata da un ingegnere». Poi, in una nota diffusa ieri, allarga il tiro: «Dalla scala antincendio del Teatro Massimo Bellini alla fontana del Tondo Gioeni, passando per piazze e spiazzi cittadini riprogettati negli ultimi mesi della precedente amministrazione, non si può agire costantemente sulla scorta dell’estemporaneità e senza il rispetto delle competenze, che soprattutto in questo caso appartengono esclusivamente agli architetti. Analisi, progettualità, visione d’insieme, equilibrio, armonia: sono queste le parole che devono trainare lo sviluppo di Catania, per non ritrovarci sempre davanti agli annosi problemi che oggi vedono aprirsi dibattiti e confronti, ma solo e sempre a “cosa fatta”». Perciò Amaro, per ripensare monumenti, piazze ed edifici storici, invoca l’uso dei concorsi di progettazione, «unico strumento che possa garantire la qualità degli interventi nel rispetto dell’iter normativo, basti guardare alle grandi città europee».
Il progettista, l’ingegnere Marco Muratore, si limita a ribadire che «il progetto è stato approvato da tutti gli enti competenti, evidentemente poteva essere fatto da un ingegnere». L’iter amministrativo per la realizzazione della scala era di competenza del Comune ed è stato gestito dalla precedente amministrazione. Nell’ambito di una procedura negoziata la Direzione Manutenzioni ha scelto l’offerta della società di ingegneria della quale sono soci anche l’ingegnere Muratore e il direttore dei lavori, Pierluca Lombardo.
«La nostra società – spiega Muratore – ha presentato la sua offerta sulla base di una valutazione economica del Comune per la realizzazione di una scala in acciaio. C’era l’urgenza, perché senza la nuova scala la commissione di vigilanza spettacoli non avrebbe potuto dare il via libera all’apertura integrale del teatro». Sono stati redatti due progetti, entrambi sottoposti al vaglio della Soprintendenza, che ha poi scelto quello che si è realizzato. Importo totale dell’appalto, compresi gli oneri accessori, circa 350mila euro. «La filosofia della Soprintendenza – aggiunge Muratore – è stata chiara fin dall’inizio: identificare il nuovo manufatto con la sua funzione che nulla ha a che fare con il teatro, evitando “salti storici”».
E la Soprintendenza, dall’1 agosto diretta da Rosalba Panvini, subentrata a Maria Grazia Patanè, ha ribadito in sostanza che fare un’opera diversa avrebbe significato costruire un falso storico. Chi, di fronte alla polemica, è rimasto «senza parole» è il sovrintendente del Bellini, Roberto Grossi. «A chi polemizza – dice – suggerisco di fare un giro per il mondo e constatare come ovunque convivano antico e moderno: Londra, Parigi, gli stessi grandi teatri italiani che certo non hanno fatto scale antincendio in mattoni e ceramica. Potrà piacere o no, il progetto è stato approvato da tutti gli organi di competenza, la Soprintendenza e le autorità antincendio. Forse nessuno rammenta più la vecchia scala, totalmente fatiscente e insicura, realizzata in tubi innocenti arrugginiti, con tavole di legno non più in grado di reggere il peso e non conformi alle norme di sicurezza. Dopo trent’anni siamo riusciti ad avere in tempi record una scala che ha tutti i requisiti antincendio e, grazie al Comune, a sostituire anche il gruppo elettrogeno e alcune porte antincendio. Mi sarei augurato che si parlasse d’altro. Per esempio, stiamo cercando di trovare risorse tramite l’Art bonus che ci consentano di restaurare gli affreschi del foyer e di altre parti del teatro che sono patrimonio di tutti».
La polemica, però, è tutt’altro che placata. Su Facebook continua il dibattito tra contrari e favorevoli. Tra questi ultimi, qualcuno suggerisce: «Che dire allora della piramide del Louvre? Qui, in fondo, si tratta solo di una scala antincendio sul prospetto laterale».