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Taglio fondi, il Bellini sta soffocando «Eppure ha tutti i dati in crescita…»

Di Ombretta Grasso |

Catania – l Bellini dei paradossi. Il Teatro simbolo della città, il cuore della nostra storia, il palcoscenico che più di altri può attirare i turisti, annaspa costretto a fare i conti con insopportabili tagli di risorse. Addirittura, zero risorse. Messo a dieta fino allo sfinimento, guardato con sospetto come uno “stipendificio”, talvolta snobbato per spettacoli che non sempre superano i confini dell’Isola, il Bellini dei paradossi, come lo definisce il sovrintendente Roberto Grossi, «ha stretto la cinghia al massimo e ha i conti in ordine. E non era un fatto scontato. Pur con le zavorre, le difficoltà, i debiti che abbiamo trovato, il Teatro è sano e in attivo. Di più: ha trovato risorse aggiuntive e sul piano artistico ha tutti i dati in crescita. Abbiamo fatto scelte belle e coraggiose, a partire da “La capinera”, un melodramma moderno firmato da Gianni Bella e Mogol, con la regia, le scene e i costumi del premio Oscar Dante Ferretti. Una grande scommessa che andrà a Matera capitale della cultura, invitata dal ministero dei Beni culturali, ad Assisi e si lavora per portarla a Dubai. Un’opera che senza dubbio, piaccia o no, è stata un successo».

Eppure, il Bellini dei paradossi «è l’unico teatro, l’unico – continua il sovrintendente – con un finanziamento pubblico ordinario che non riesce neanche a coprire i costi del personale, tutti dipendenti regionali». Costi che ammontano a 13 milioni e mezzo. «Pur avendo il blocco del turnover e con una pianta organica con figure scoperte, dal direttore di produzione a quello degli allestimenti scenici. Da 418 persone il personale stabile è sceso a 218 più 42 a tempo determinato. Siamo di meno e lavoriamo di più. Il Massimo di Palermo, che ha fondi anche dal Ministero e dal Comune, ha il doppio delle nostre risorse e solo 30 dipendenti in più».

Grossi snocciola una overdose di dati tutti in positivo per spiegare l’impegno del Teatro. L’unica cifra che continua a scendere drasticamente è quella dei finanziamenti regionali. Dieci anni fa ammontavano a 21.371.000, diventati nel 2018 13.490.000 (di cui 1.500.000 non disponibili). «Risorse già insufficienti – riprende Grossi – che precipitano a 8 milioni per il 2020 e addirittura a zero per il 2021. Ciò rende impossibile per il Bellini presentare entro il 30 aprile, come prevede la legge, un bilancio in pareggio per l’intero triennio. Non si può operare in una logica di progetto, senza certezze non ci sono sponsor, né si può partecipare a bandi europei. E il teatro, pur avendo una situazione patrimoniale attiva e i bilanci finanziari in pareggio, rischia il default». Difficile, ammette Grossi, fare in queste ristrettezze una stagione con i direttori e i cantanti più celebri. «Siamo un miracolo vivente – si accalora – Tutta la stagione artistica, operistica, sinfonica e di balletto, compreso il personale scritturato è costata meno di due milioni di euro per 160 spettacoli di produzione, tra cui “Il flauto magico” dell’inaugurazione diretto da Gelmetti con la regia di Pierluigi Pizzi». Il cartellone è realizzato con i fondi del Fus ministeriale e soprattutto con l’autofinanziamento, cioè abbonamenti, sbigliettamenti e sponsor.

«Il Teatro Massimo Bellini, nelle ultime stagioni, ha continuato virtuosamente a inanellare risultati e consensi da parte del pubblico e della critica – osserva il sindaco Salvo Pogliese che interviene a sostegno del teatro cittadino -. Di pari passo è cresciuto l’interesse del mondo imprenditoriale a sostenere l’attività dell’ente, che ha registrato un incremento di sponsorizzazioni del mille per cento, dai 30 mila euro del 2017 ai 350 mila del 2018. Vogliamo ribadire che il Bellini ha chiuso in pareggio il bilancio 2017 e il previsionale 2018. Ma al momento il rischio più grande è quello di non poter programmare le attività, essere ridotti all’immobilismo, abbandonare la pianificazione avviata, azzerare la realizzazione di progetti importantissimi per l’intera Sicilia, come il Teatro Bellini Festival, incentrato sull’autore di “Norma”. Le assicurazioni fornite dal governo regionale, e direttamente dal presidente Nello Musumeci, lasciano ben sperare in una tempestiva azione, che consentirebbe tra l’altro di varare l’imminente stagione estiva, fondamentale per i residenti e i turisti».

Bellini patrimonio di tutti i siciliani. Genio che con le sue note porta Catania, e la Sicilia, nel mondo. «Non può mancare un Festival per il cigno catanese che sia sostenuto dalla Regione, dallo Stato e dai privati, così come accade per Verdi, Rossini, Puccini. Il Teatro ha promosso un disegno di legge che sia il primo passo per costituire il Festival belliniano e serve un contributo ad hoc, anche con risorse minime. Sono processi lunghi ma è necessaria una convergenza delle forze politiche».

Nonostante il quadro sconfortante, Grossi è fiducioso. «Lo ripeto, il teatro è vivo, è sano, gli abbonati sono aumentati. Abbiamo pagato gli stipendi, mandato in scena gli spettacoli, siamo stati a Taormina e a Siracusa e in decentramento in altre città. Sono ottimista e non posso non esserlo. Non abbiamo mollato la bacchetta – riassume con una metafora – Sarebbe una follia non risolvere il problema. Certo, bisogna fare in fretta, un reintegro tardivo provocherebbe danni». Il suo contratto scade a luglio, potrebbe essere una strategia di spoil system? «Non ne faccio assolutamente una questione politica, né di uomini, bisogna valutare le attività dell’ente che è una grande istituzione». Il dialogo con la Regione, sottolinea, è aperto. «Il presidente Musumeci è intervenuto, ci ha rassicurato. È un momento in cui non è facile trovare risorse, ma credo sia arrivato il momento di ridefinire i criteri di assegnazione, trovare una soglia di stabilità dei finanziamenti».

Grossi lancia un appello al governo, alla politica: «Il Bellini che deve essere inserito nello strategia complessiva della Regione, bisogna crederci. Se ci aiutano può ritornare in poco tempo in un ambito internazionale, se si investe valorizzando il brand potremo avere, in una visione di turismo culturale, un ritorno economico straordinario». Un appello che chiama anche i cittadini: «Non si può buttare via una risorsa così importante. In questo momento di difficoltà è intorno ai simboli che ci si può ritrovare per un progetto di rinascita. Il Bellini è un simbolo di Catania, non lo si può far morire».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA