C’è chi dice no. Nel sostanziale silenzio di tanti altri colleghi (al di là dell’allarme già lanciato da Anci), il sindaco di Caltagirone apre il dibattito su un tema delicato: «Le proposte del governo Meloni inserite nella legge di Bilancio che riguardano i Comuni italiani comprometteranno le attività di risanamento avviate con fatica da molti sindaci e a farne le spese – sostiene Fabio Roccuzzo – saranno in particolare i territori del Meridione e della Sicilia e le fasce sociali più deboli».
Per il sindaco (civico, di area Pd) della città di Luigi Sturzo «è evidente come la ratio della manovra cristallizzi gli squilibri distributivi tra Nord e Sud in un Paese verso la follia dell’autonomia differenziata mantenendo al contrario logiche uniformi sulla contabilità degli enti pubblici in tutta Italia». Ma una soluzione c’è: «Servirebbero correttivi normativi in grado di alleggerire l’accantonamento del fondo crediti di dubbia esigibilità, causato dall’alto livello di evasione fiscale, che pesa enormemente sui bilanci costringendo i sindaci a ridurre la quantità dei servizi pubblici ai cittadini». Un argomento supportato da numeri precisi: per fare un esempio, al Nord, dove l’evasione è sotto il 10%, «l’accantonamento del fondo crediti è di poche decine di migliaia di euro», mentre al Sud, dove spesso si supera il 50% , «è di diversi milioni, il tutto a decremento della qualità dei servizi erogati ai cittadini che porta come conseguenza ulteriore e inarrestabile impoverimento sociale economico e culturale delle nostre comunità cui si accompagna drammatico spopolamento demografico», sostiene il sindaco di Caltagirone.
Che chiarisce il concetto: «A fronte di queste criticità, più volte denunciate dall’Anci, servirebbero da parte dello Stato correttivi in grado di rallentare gli squilibri finanziari dei Comuni meridionali con una rivisitazione delle regole di contenimento della spesa pubblica ma soprattutto attraverso l’assegnazione agli enti locali del Sud di risorse aggiuntive».
E invece? «E invece stiamo assistendo a un processo inverso, ovvero a una mannaia che si abbatterà sulla testa dei sindaci del Sud Italia». Il sindaco di Caltagirone viene al dunque: «La manovra del governo Meloni prevede un taglio rilevante al fondo per le piccole opere comunali, la riduzione dei contributi per investimenti in rigenerazione urbana e progettazione, il ridimensionamento del “Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare”. Inoltre, a partire dal 2029 il fondo per investimenti a favore dei Comuni subirà una riduzione di 2,1 miliardi, mentre il fondo per la progettazione destinato alla messa in sicurezza di edifici pubblici e scuole vedrà a partire dal 2025 una riduzione di circa 30 milioni».
E questo affanno viene amplificato laddove le casse sono all’asciutto. «Oggi in Sicilia un Comune su tre è in dissesto finanziario o in pre-dissesto, un numero abnorme di comuni non riesce a chiudere i bilanci per lo squilibrio tra entrate e uscite. Da tre anni, da sindaco di Caltagirone, io vivo il dramma dei conti comunali, avendo ereditato un Comune in dissesto finanziario con un disavanzo di oltre 60 milioni. Dopo anni di duro lavoro – rivendica – siamo riusciti ad avere approvata l’ipotesi di bilancio stabilmente riequilibrato applicando duri tagli alla spesa e attivando misure impopolari di recupero dell’evasione fiscale, ma queste misure rischiano di vanificare gli obiettivi raggiunti».
Insomma, un circolo vizioso: «I sindaci del Sud e della Sicilia hanno bisogno di aiuto e supporto da Stato e Regione e invece il governo nazionale ci chiede di concorrere al risanamento della spesa nazionale costringendo i Comuni a ridurre i servizi pubblici». Cosa serve allora? «Servono un’inversione di tendenza che riduca il divario tra Nord e Sud, interventi normativi di tutela delle specificità dei Comuni del Meridione, tutela e attenzione verso i sindaci chiamati a governare città grandi e piccole in preda allo spopolamento demografico e al collasso economico». Per questo, secondo Roccuzzo, c’è bisogno che «il governo nazionale cambi strategia, sostenga i sindaci e le municipalità e d’intesa con la Regione siciliana individui forme compensative in grado di assegnare risorse funzionali al miglioramento della qualità dei servizi pubblici da erogare alle nostre comunità».