Catania
Stupri e risse: cosa accade alla movida catanese? Zuccaro: «Ci vuole l’esercito»
CATANIA – «Da tempo il problema della sicurezza a Catania viene percepito come un problema serio. Ritengo sia venuto il momento di adottare tutti i mezzi e le risorse di cui disponiamo». Lo ha affermato il procuratore Carmelo Zuccaro conversando con i giornalisti a conclusione del Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico convocato dal prefetto Claudio Sammartino. Nella zona del centro di Catania, quella della movida notturna, sono stati registrati diversi episodi di violenza, compresi l’adescamento della 19enne statunitense vittima di uno stupro di gruppo da parte di tre giovani etnei e, la notte scorsa, l’accoltellamento di un 21enne polacco per rapina da parte di due cittadini stranieri.
«Le ricette da adottare a mio avviso sono due – ha sottolineato il procuratore di Catania – fare rete, sinergia con tutti i soggetti coinvolti che vivono questa fase e l’impiego per una maggiore presenza dell’esercito a supporto per presidiare meglio il territorio. E poi i Daspo devono essere attivati a persone che si rendono autori di fatti gravi perché devono essere allontanate». Mettere a regime le iniziative da tempo avviate, aumentare la visibilità delle persone addette a prevenzione e repressione, fare rete tra forze dell’ordine, polizia locale e militari e ascolto delle associazioni di categorie e civiche. Sono gli indirizzi emersi a conclusione del Comitato per l’ordine e la sicurezza su Catania convocato e presieduto stamattina dal prefetto Claudio Sammartino.
«Stiamo rivalutando alla rimodulazione del piano di sicurezza – ha spiegato il prefetto Sammartino – massima attenzione e massima attivazione da parte degli attori della sicurezza in un’ottica di sistema. I lavori da tempo sono stati avviati, oggi stiamo già tracciando i profili operativi».
«I tanti campanelli d’allarme e le richieste d’aiuto dei cittadini non hanno sortito effetti concreti se non quello di riunire Comitati per la sicurezza e l’ordine pubblico e passare la palla alle forze dell’ordine che, già oberate di lavoro, possono immettere poche risorse in campo, creando di conseguenza un effetto inevitabilmente contrapposto alle aspettative di ogni cittadino». Lo scrive il segretario provinciale etneo del Sindacato italiano appartenenti polizia (Siap) Tommaso Vendemmia, che fa appello al Prefetto «affinché nella valutazione complessiva delle iniziative da adottare si dia voce a chi tutela i poliziotti per sentire la valutazione propositiva attraverso il sindacato» in merito a diversi episodi di violenza registratisi nella zona della movida di Catania. Vendemmia parla di «inattività dell’ente locale, che non ha approntato nessuna risorsa concreta per controllare la zona interessata, lasciando ai comitati e ai singoli residenti l’onere di risolversi la problematica» e rileva come «non è presente nessuna telecamera nell’area, che si estende anche alle vie limitrofe, ove regna l’assoluta ingovernabilità». Il segretario provinciale del Siap affronta poi la questione dello spaccio di droga nella zona, «difficile da individuare a causa della moltitudine di persone che spesso spalleggiano gli spacciatori».
«Sicuramente – sottolinea Vendemmia – la presenza delle forze dell’Ordine è necessaria, ma con attività programmate interforze, dedicate al fenomeno e soprattutto con l’aiuto di supporti informatici e visivi, necessari a compiere immediati interventi di accertamento e perché i locali non si attrezzano con guardie giurate. Inoltre, se si metteranno le telecamere e poi nessuno può intervenire tempestivamente, queste non servono per le attività conseguenti, ma semmai solo per gli accertamenti successivi se si sporge denuncia». Per Vendemmia inoltre «i poliziotti, unici attori chiamati a risolvere la situazione, hanno strumenti legali e pratici spuntati, non adeguati e assolutamente inadatti al fenomeno».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA