«I cattivi comportamenti dei catanesi sono talmente radicati che sarebbero duri da debellare anche se avessi a disposizione il doppio degli agenti. Non è una resa, ma una realtà con cui ci si scontra quotidianamente: non sopportiamo i parcheggiatori abusivi, ma diamo loro la mancia; ci lamentiamo del traffico, ma ci fermiamo in doppia o tripla fila per fare compere o acquistare frutta e verdura da ambulanti che sostano irregolarmente in ogni angolo delle strade; parcheggiamo sui marciapiedi, davanti a un passo carrabile o sullo stallo riservato ai disabili; ci lamentiamo dei troppi incidenti stradali, ma passiamo con il rosso ai semafori pedonali e viaggiamo in moto senza il casco protettivo o utilizziamo il telefonino mentre siamo alla guida. Dobbiamo fare tutti un esame di coscienza. E, soprattutto, dobbiamo renderci conto che senza la fattiva collaborazione dei cittadini è assai arduo risolvere i problemi della più grande città italiana non capoluogo di regione».
Non le manda a dire il comandante del Corpo di polizia municipale, Stefano Sorbino parlando delle criticità che i vigili devono affrontare quotidianamente. Criticità aggravate dall’esiguo personale in attività. «Il Corpo oggi conta 340 unità, delle quali 88 soffrono di patologie conclamate che ne limitano l’impiego nei servizi d’istituto – dice Sorbino -. Le 252 unità rimaste, al netto delle assenze giornaliere per malattie, infortuni, ferie, riposi e altro, sono distribuite in 4 turni lavorativi giornalieri, prediligendo i turni antimeridiano e pomeridiano perché è maggiore l’esigenza di controllo e vigilanza, anche per l’esigenza di presidiare le vie di accesso della città e gli istituti scolastici negli orari di entrata e uscita degli studenti. Negli ultimi anni è cresciuta l’esigenza di impiego di personale nel turno serale e notturno, sia per tutelare il centro storico, sia per rilevare gli incidenti stradali, attività quest’ultima che, nell’ambito del territorio urbano, è ormai di nostra esclusiva competenza».
Un po’ troppo per un Corpo con i vostri numeri, tant’è che i lettori ci scrivono spesso per lamentare una scarsa presenza di vigili là dove ci sarebbe maggiore bisogno.
«Purtroppo, data la cronica carenza di personale, i nostri interventi vengono effettuati assegnando alle molteplici segnalazioni una differente priorità. Nelle zone da tutelare s’interviene con saltuari passaggi che abbracciano più aree d’intervento. Tuttavia, negli ultimi anni, abbiamo chiesto e ottenuto la possibilità di espletare servizi mirati di controllo sia in materia di viabilità che in ambito commerciale congiuntamente ad altre forze di polizia, e i risultati non sono mancati».
Dicevamo prima dei punti critici dove necessita di più la vostra presenza. Quali sono?
«Quelli in corrispondenza delle scuole, nonché le arterie viarie di accesso alla città, percorse dalle migliaia di pendolari dell’hinterland che ogni giorno frequentano il nostro territorio: da nord via Passo Gravina e via Vincenzo Giuffrida; da est via Messina – piazza Mancini Battaglia; da ovest viale Mario Rapisardi e la circonvallazione; da sud via Cristoforo Colombo, senza dimenticare le grandi aree mercatali, Pescheria, piazza Carlo Alberto e rionali, che attirano numerosi utenti».
Un’arma per contrastare l’indisciplina dei catanesi è lo Street Control. Sta dando i risultati sperati nell’ottica della prevenzione o è un modo per far cassa?
«Lo “Street Control”, realtà ormai da anni consolidata in molte città d’Italia, non è mai stato un espediente per far cassa e, sebbene non abbia una valenza educativa immediata, sta dando risultati al di sopra delle aspettative. Si è notato che il passaparola sul possibile passaggio dell’apparecchio produce, in alcune zone, un positivo effetto deterrente; è necessario, però, non mollare la presa, in quanto è bastato un periodo di non utilizzo dell’apparecchiatura, inviata alla ditta produttrice per riparazioni, per far registrare un notevole incremento di soste irregolari».
Troppi incidenti, purtroppo anche mortali, nell’ultimo periodo. È solo una questione di irresponsabilità da parte di chi guida o c’è dell’altro?
«Su ampie zone della città vigono divieti e presidi, quali autovelox e attraversamenti pedonali rialzati, che stanno dimostrando la propria efficacia; tuttavia, gli incidenti più gravi si verificano nelle ore notturne o prima dell’alba, sono causati spesso dall’uso di alcol o sostanze stupefacenti e psicotrope. Altro fattore incidente sul numero dei sinistri è la distrazione alla guida, la cui responsabilità è addebitabile agli utenti della strada, alla voglia di essere sempre connessi, spesso, a costo della propria vita e di quella degli altri».
Il parco mezzi di cui il Corpo dispone è sufficiente e all’altezza dei compiti?
«Direi che i mezzi sono più che sufficienti allo svolgimento degli svariati compiti assegnati alla polizia municipale. Purtroppo anche in questo caso la carenza di risorse umane è la principale causa della limitata capacità operativa del Corpo. Del resto, l’età media del personale è di 58 anni e, per fare un esempio, il nostro storico e più efficiente motociclista, tuttora in sella, è un ragazzino che ha da poco compiuto 66 anni».
Si è mai pentito, anche per un solo istante, di essere venuto a Catania?
«No di certo. Io amo questa città che ho conosciuto all’età di 14 anni e nella quale ho passato 5 anni bellissimi della mia infanzia. E ho scelto di tornarci da adulto con l’intenzione di dare il mio contributo per il progresso di questa comunità e di questo territorio, che ha sempre avuto enormi potenzialità, ma anche serie difficoltà a sfruttarle appieno. Il mio unico rammarico è quello di non aver trovato il Corpo di polizia municipale nello splendore degli anni ’90, quando contava quasi 1.000 agenti. Ma, come dico sempre, i problemi sono fatti per essere risolti. E mi impegnerò al fine di far tornare i conti col personale a disposizione».