Slow Food Travel, a Catania il progetto per un “turismo lento e vero” che punti alle relazioni

Di Redazione / 26 Settembre 2024

Costruire un progetto comune attorno a delle idee condivise. Nel modo di lavorare, di fare ristorazione, di fare agricoltura, di trasformare i prodotti, di raccontare, di accogliere. Si chiama Slow Food Travel e si propone di realizzare anche in Sicilia dei percorsi dedicati a quei turisti che avranno la curiosità di scoprire come nascono i gioielli eno-agro-gastronomici e, ancor meglio, quale capitale umano ci sia dietro il loro successo. Lo scenario sono L’Etna e Catania, i protagonisti sono vignaioli, pastori, casàri, fornai, artigiani, pescatori, osti, cuochi, tutta quella comunità che fa vivere un territorio, ne sorregge l’economia, ne custodisce la storia e ne progetta il futuro.

È un progetto che andrebbe a “istituzionalizzare” in qualche modo un’unione di vedute e di filosofia d’intenti già abbracciata singolarmente dalle diverse realtà produttive votate a un modello di turismo sostenibile rispettoso dell’ambiente, della cultura del territorio e soprattutto della comunità che ci vive.
L’iniziativa è stata presentata a Catania nei giorni scorsi da Giacomo Miola, vicepresidente di Slow Food Italia, da Giovanni D’Avola portavoce della Comunità Slow Food Travel Etna e Catania, da Gaetano Mancini, del comitato tecnico scientifico Mediterraria. Con loro anche alcuni rappresentanti del primo nucleo di “pionieri” del progetto che raggruppa diverse realtà produttive già vicine ai valori di Slow Food ma pronte a costruire una mappa turistica di qualità in cui oltre alla meraviglia dei luoghi e dei prodotti, si sveli anche l’impegno quotidiano di chi lavora con passione per la propria terra.

«L’idea è quella di “linkare” tutte queste realtà fra loro – ha spiegato Giovanni D’Avola – per portare i turisti a fare delle esperienze nelle singole aziende e far conoscere aspetti diversi di un approccio comune, partendo dai valori di Slow Food (buono, pulito e giusto) da applicare anche a un concetto della scoperta del mondo completamente diverso, fatto di tempo da spendere, di incontri con le persone, di racconti diretti, in una parola di “relazioni”, che poi è la vera ricchezza di un viaggiatore, che è diverso da chi rimane un semplice turista».

I visitatori potranno così ritrovarsi a fare l’esperienza di raccogliere, per esempio, i pistacchi a Bronte e poi ritrovarli nei piatti dei ristoranti “amici”, oppure a passeggiare in un vigneto, in un oliveto, in un campo di grano e poi degustare un calice di vino o un pane fatto con quel grano e condito con quell’olio d’oliva extravergine, in un percorso virtuoso di connessioni lavorative.
Il progetto che è in fieri e punta a coinvolgere più realtà produttive dovrebbe essere operativo dalla primavera 2025. Per averne un’idea si può visitare il sito di Slow Food con un video emozionale di presentazione di Slow Food Travel. Al momento ne fanno parte Biancuccia, Akiana, Uzeta, Agricolab, Batia dell’Arcangelo Gabriele, Nicosia, Distilleria Nysura, Scialari, I Lochi, Vincenzo Signorelli, Mc Turiddu, Uzeta.

Pubblicato da:
Leandro Perrotta