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Sicilia a secco, “pompe clandestine” alla Piana di Catania: è guerra fra i poveri

La denuncia: "chi utilizza le pompe, preleva quantità smisurate di acqua, necessaria a riempire i laghetti e, nel contempo, per irrigare"

Di Mary Sottile |

Continua la sete nella Piana di Catania. Per agricoltori e allevatori la distribuzione idrica resta con il contagocce e neanche per tutti. A secco quota 100, nonostante il Consorzio di bonifica 9 avesse annunciato la distruzione a partire da giovedì scorso. Con l’Enel che sta effettuando alcuni lavori nella diga Pozzillo, non è possibile eseguire manovre per permettere il passaggio dell’acqua in quota. Tutto rinviato, dunque, sempre che ci sia ancora acqua, a partire da giovedì prossimo. Le immissioni di piccoli volumi idrici restano sul canale di quota 56, ma l’acqua non raggiunge tutti, nonostante i controlli incrementati, da parte del corpo Forestale.

L’attività ispettiva degli agenti ha permesso di trovare pompe di sollevamento non autorizzate in diversi fondi agricoli, come abbiamo più volte denunciato. Per i produttori agricoli che le utilizzavano è arrivato l’immediato distacco. Uno l’obiettivo da raggiungere: riuscire a far arrivare l’acqua fino a valle e non permettere che sia un’esclusiva solo degli agricoltori con i fondi agricoli a monte. Purtroppo il risultato non è stato raggiunto. Come raccontano gli agricoltori, solo il 50% è riuscito a prendere l’acqua immessa in rete. «Appena gli uomini della Forestale andavano via – dicono gli agricoltori – chi aveva le pompe le riaccendeva. La situazione è sempre la stessa. Tra l’altro, chi utilizza le pompe, preleva quantità smisurate di acqua, necessaria a riempire i laghetti e, nel contempo, per irrigare».

Il segno evidente che il richiamo verbale non porta a risultati. Per la ripartizione equa dell’acqua a tutti gli agricoltori, occorre che si agisca con sequestri e sanzioni a quanti utilizzano pompe non autorizzate. Questo servirebbe a calmare gli animi in campagna che, a causa della guerra dell’acqua e dalle disparità di trattamento, sono sempre più esagitati.L’acqua si preleva e si sbarra a monte. Come denunciano sempre gli agricoltori, le fluenze secondarie e terziarie, dalla condotta principale, spesso vengono bloccate per evitare che l’acqua scenda a valle, con chiusini, ma anche con pietre, teli, e quanto può impedire all’acqua di scendere. È quanto accade ad esempio ad una diramazione secondaria di quota 56, in contrada Gerbini, in territorio di Paternò. Con la condotta sbarrata da pietre, un bancale in legno e un telo.

«È la guerra dei poveri – dicono ancora gli agricoltori -. Ci stanno mettendo gli uni contro gli altri, mentre le Istituzioni e gli organi che dovrebbero intervenire con azioni decise e chiare, restano in silenzio. Non hanno ancora chiaro il disastro economico in cui stanno portando la nostra terra, con migliaia di persone sul lastrico e senza un lavoro». Nell’attesa che la situazione si sblocchi, si spera sempre nelle piogge, le uniche che sembrano poter garantire acqua certa per le piante, in questo assoluto disastro infrastrutturale e di assenza di interventi. Gli agricoltori non mollano e i componenti del Comitato spontaneo, hanno indetto una conferenza stampa, in programma giovedì alle 10 all’agriturismo “Valle soprana”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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