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La storia di Ousmane e Serena

Si sposano in moschea a Catania, poi festeggiano nella parrocchia che è «come una famiglia»

Lui, musulmano, è arrivato su un barcone 8 anni fa: era solo e ragazzino. Lei è nata e cresciuta in città in un famiglia buddista. Dopo la cerimonia in piazza Cutelli cena nel salone della chiesa “Santi Pietro e Paolo”. Il parroco: «Niente di insolito, questo è il nostro stile»

Di Leandro Perrotta |

Unirsi in matrimonio a 25 anni è ormai insolito: è un’età di ben sette anni più bassa della media in Italia. Ma la storia dei neo sposi Ousmane e Serena si intreccia soprattutto con interculturalità e fratellanza. Si sono uniti nei giorni scorsi nella moschea di piazza Cutelli. Ma poi subito dopo hanno festeggiato in una chiesa cattolica.

Lui viene dall’Africa, dalla Guinea, «arrivato qui da solo a 17 anni, in barca», racconta. Lei è catanese, anche se precisa «la mia famiglia è originaria dello Sri Lanka». Lui è musulmano, mentre la famiglia di lei è buddista e tra gli ospiti della cerimonia di nozze c’erano due sacerdoti, Alfio Carciola e Franco Battiato della parrocchia Santi Pietro e Paolo. Nel salone della chiesa di via Siena, celebre perché sede del movimento Cittàinsieme e dove hanno dibattutto centinaia di volte magistrati, politici, giornalisti, la sera i due sposi hanno organizzato la festa per parenti e amici. Una tavola imbandita con gusto, che ha reso il salone usato normalmente dagli scout Agesci «bello come mai prima», come ha ammesso il parroco Alfio Carciola.

«Quando sono arrivato a ottobre del 2016 – racconta Ousmane – mi hanno ospitato. E mi sono veramente trovato molto bene. Ora lavoro in una ditta di trasporti al Nord, tra pochi mesi diventerò autista di camion», racconta il giovane sposo, trasferitosi un anno fa a Brescia, dove vivrà con sua moglie. Quando da ragazzino ha lasciato il suo Paese «ero solo. Ho attraversato il Mali, poi l’Algeria, poi la Libia. E poi qui ho trovato loro che sono come una famiglia». La scelta, certamente non comune, di festeggiare un matrimonio con rito musulmano in una parrocchia cristiana non sembra così insolita ai diretti protagonisti. Per il parroco Alfio è semplicemente «il nostro stile, noi non guardiamo a cosa credono o no i fratelli, li accogliamo. E oltre che con Ousmane, c’è un forte legame anche con la comunità islamica guidata dall’imam Abdelhafid Kheit».

«Ousmane – racconta Franco Battiato – aveva già festeggiato qui la maggiore età, proprio in questo salone. Abitava in una comunità qui vicino, in via Brancati, e alcuni suoi compagni erano cristiani, e venendo a messa lo hanno portato qui. Nonostante la religione diversa, ha iniziato a frequentare la comunità. Ha seguito qui le lezioni di italiano, poi ha preso la terza media. E al primo anno di superiori al Cannizzaro aveva sette in italiano. Del resto, non sbaglia un congiuntivo».

«I ragazzi – racconta Grazia – stavano nel mio condominio. Era una struttura non molto ben accolta da buona parte del vicinato. Ma i ragazzi si sono poi avvicinati naturalmente alla parrocchia, dove li abbiamo supportati scolasticamente e anche dal punto di vista lavorativo». E tramite il lavoro, in una officina, ha anche avuto il primo contatto con Serena. «Dopo quel primo incontro casuale, ne sono seguiti altri. Ricordo una volta in discoteca: mi aveva colpito fin da subito, e gli feci anche un complimento. Stiamo insieme da un anno, ci troviamo bene e abbiamo deciso di consolidare la coppia. Chi lo avrebbe mai detto che saremmo arrivati qui». «Mia figlia – dice il padre di Serena – è cresciuta qui, lei è la prima in famiglia che sposa un ragazzo non della nostra cultura ma la religione non c’entra. Sono buddista, la mia visione è stata sempre la fratellanza. Siamo felici per loro».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA