Catania
Sequestro beni, «Doppiogiochista, filosofo, politico e manipolatore: a mio zio ’u ddummisciu»
Catania – Passava da un gruppo all’altro con estrema disinvoltura e, nel frattempo, sognava di costituire a Catania la terza famiglia di Cosa nostra. Mario Strano, un passato nel gruppo della famiglia Santapaola di Monte Po e successivamente responsabile di uno dei gruppi riconosciuti dal clan Cappello, voleva la propria autonomia. E prima della cattura del giugno scorso, anche a detta dei collaboratori di giustizia, a questo progetto non aveva mai smesso di lavorare, potendo contare, fra le altre cose, su un cervello fino, finissimo, che gli permetteva di stare un passo avanti a molta gente. Boss affermati compresi. «É difficile – racconta ai magistrati Salvatore Bonaccorsi, rampollo dei “Carrateddi” poi pentito al pari del padre Concetto – perché sono delle strategie, delle strategie che non le può capire una persona qualunque. Porto un paragone: mio zio Nino non le può capire, perché è manipolato da Mario Strano, che è talmente furbo e filosofo e politico, manipolatore di parole e di persone, che a mio zio u ‘ddummisciu». Poi aggiunge: «Con me, però, andava sempre a dibattito sulle cose…».
Chiamato a dirimere controversie all’interno del gruppo ma anche a dialogare con gli esponenti delle altre consorterie, Strano era divenuto uomo d’onore e in carcere aveva preso a lavorare al progetto finalizzato alla costituzione della terza famiglia di Cosa nostra. Coinvolgendo lo stesso Antonio Bonaccorsi, il quale a sua volta avrebbe fatto spallucce davanti alle pressioni di Turi Cappello e Ignazio Bonaccorsi, contrari alle “punciute” di una serie di affiliati alle famiglie Cappello e Bonaccorsi ma concordate con Cosa nostra palermitana e avallate da Ciccio La Rocca, il boss recentemente scomparso della famiglia di Caltagirone. «Strano – taglia corto Salvatore Bonaccorsi – è nato Cosa nostra e morirà Cosa nostra. Lui non è mai stato con i “Carrateddi”… Sì, vi è transitato, ma per salvarsi la vita, perché ha usato Sebastiano Lo Giudice…».
Secondo i collaboratori di giustizia, l’obiettivo di Mario Strano, attraverso le “punciute”, era quello di sottrarre uomini al clan Cappello e portarli dalla parte dei “Carrateddi”, ma Concetto Bonaccorsi, sentito dai magistrati, sul punto è stato chiarissimo: «Mario Strano dicono che è con il clan Bonaccorsi… Dicono, però non è vero… Perché è con il clan Lo Giudice Sebastiano». Che dei Bonaccorsi è nipote ma che evidentemente, divenuto uomo d’onore, contava di accompagnare il “Camaleonte” nella sua scalata. Di Strano si parla anche per il suo rapporto con Andra Nizza, capo del gruppo a lungo egemone a Librino e specializzato in stupefacenti. I Nizza sono area Santapaola ma il “Camaleonte” aveva fatto di Andrea un “suo figlioccio”. Lo ricorda Iano “Occhiolino” Sardo: «Mario faceva un po’ il doppiogiochista, lui era… come si può dire? Prima era con i fratelli Nizza, poi è passato con la famiglia Cappello, però andava sempre a favore dei fratelli Nizza. Quindi non si è saputo mai che gioco faceva. Tutti parlavano male di lui, perché dicevano che faceva il gioco che era con la famiglia dei Nizza, però rappresentava la famiglia Cappello». Confondendo le idee di tutti e rimanendo sempre in piedi. In maniera camaleontica, si potrebbe dire….
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