Catania
Sequestro beni Ciancio, «Atti dimostrano la sua estraneità. Pentiti incongruenti»
CATANIA – «Non esiste alcuna pericolosità sociale contestabile a Mario Ciancio come dimostra la sua esperienza imprenditoriale e di giornalista. Per lui parlano gli atti di questo processo che dimostrano in maniera chiara e inequivocabile la sua estraneità alle accuse contestate». Lo ha affermato l’avvocato Francesco Colotti nel suo intervento davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Catania che tratta il ricorso dell’editore contro il sequestro e la confisca dei suoi beni.
Il penalista ha sottolineato quelle che ha definito «le numerose incongruenze dei collaboratori di giustizia». E ha osservato che «nessun pentito collega Mario Ciancio a Cosa nostra» né, ha rilevato, «avrebbe potuto mai farlo visto che non esiste e non potrà esistere alcunché in questo senso», come «sta dimostrando l’andamento del processo». Il Tribunale si è riservato di decidere sull’ammissione di un nuovo documento da parte della Procura in sede di decisione e ha aggiornato l’udienza al prossimo 18 giugno con l’intervento dell’avvocato Carmelo Peluso.
Nel pomeriggio si è tenuta un’altra udienza del processo per concorso esterno all’associazione mafiosa. Davanti alla prima sezione del Tribunale di Catania hanno deposto altri testi dell’accusa. Tra loro il mediatore d’affari Paolo Marusig che ha confermato l’interesse di Ciancio soltanto a vendere i terreni di sua proprietà. Ha confermato di avere incontrato l’allora vice sindaco di Catania, Raffaele Lombardo, non per i centri commerciali, ma per terreni in città. In quell’occasione era accompagnato da Francesco Campanella che però non incontrò Lombardo, ma rimase fuori dall’ufficio. Il processo è stato aggiornato al prossimo 17 settembre. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA