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Il caso

San Cristoforo, arrivano 25 milioni con il decreto “Caivano” ma il Commissariato sembra destinato ad un taglio

Di Leandro Perrotta |

Per San Cristoforo arriveranno a breve i fondi cosiddetti “Caivano”. Ci saranno progetti per circa 25 milioni di euro da definire entro inizio marzo nel grande quartiere popolare del centro dopo la vera e propria “certificazione” governativa tra le aree più a rischio in Italia per i reati e la devianza minorile. Il fine è ridurre disagio sociale e criminalità. Ma quel che sembra certo è che l’auspicato aumento del controllo del territorio non è, a oggi, possibile.

Le ipotesi

Tra le ipotesi antecedenti al decreto, e ancora in piedi, c’è quella di dismettere il commissariato tra via Suor Anna Cantalupo e via Giuseppe Poulet. Il piano è stato oggetto di varie interlocuzioni con i sindacati di polizia nel corso del 2024, e non è un caso. Serve per razionalizzare le forze in campo, in un periodo in cui l’intero assetto della polizia a Catania sta venendo rivisto con un prossimo trasferimento della questura alla circonvallazione in locali di proprietà della famiglia di imprenditori Virlinzi. E il personale soppresso del commissariato San Cristoforo verrebbe inglobato nel Centrale di via Teatro Massimo.

«Abbiamo gravi carenze di personale in città, e se non implementeremo le mancanze in organico, che a oggi sono di almeno 200 uomini, il destino è chiaro», commenta sulla vicenda Giuseppe Scaccianoce, segretario del sindacato di polizia Siulp di Catania. Nei giorni scorsi Scaccianoce insieme ai colleghi del Siulp è stato peraltro protagonista di una iniziativa per i ragazzi del centro “Città dei ragazzi” gestito da Spazio 47 in via Gramignani. E, anche nella prospettiva di dare un segnale forte nel periodo in cui si discute di rilancio grazie ai fondi Caivano, commenta: «Abbiamo avuto l’ultimo incontro sul tema prima dell’estate, ma se si concretizzasse l’ipotesi, sarebbe una cessione di terreno alla criminalità organizzata».

Aperto 25 anni fa

«Quando è stato aperto nel 2000, su forte spinta dell’allora ministro dell’Interno Enzo Bianco, aveva 35 persone in organico. Ora sono rimasti in 12. Viene definito commissariato, ma di fatto è un posto di polizia avanzato. Non ha nemmeno i servizi di sportello per la denuncia», commenta Tommaso Vendemmia, segretario etneo del sindacato di polizia Siap. «Nonostante un ammiccamento da parte del Dipartimento di Pubblica sicurezza in questo senso – premette Vendemmia – ho parlato con il questore, e alla fine non credo rinunceremo mai a un presidio nato per un territorio a forte presenza della criminalità».Insomma, se non più formalmente commissariato, a San Cristoforo dovrebbe restare «almeno un avamposto». Non una situazione molto diversa da quella di oggi, secondo Vendemmia: «Di fatto, quello che si riesce a fare con il personale è un servizio con macchina, un turno in seconda, mattina e pomeriggio, ben lontano da quello che doveva essere il senso della sua istituzione ormai 25 anni fa con servizio h24. Motivo per il quale ho proposto di riattivare anche il posto di polizia in viale Kennedy, alla Plaia, un’idea accolta positivamente dal questore».

L’allarme

Della prospettiva di chiusura è preoccupato anche Mario Cantarella, direttore dell’istituto educativo assistenziale Madonna della Provvidenza, presente dal 1934 e con sede in via Concordia. «Con questo decreto Caivano pensavamo a un incremento delle forze dell’ordine accanto agli interventi sui minori. In un territorio fortemente a rischio, ospitiamo 40 ragazzi provenienti da famiglie indigenti o inviati qui su provvedimento del Tribunale per i minorenni. Non si può togliere un presidio di legalità, ci vorrebbero anzi più presenze, magari anche i carabinieri», dice Cantarella, riprendendo i propositi fatti anche dal presidente del Tribunale per i minorenni Roberto Di Bella che nell’area è stato promotore del progetto “Liberi di scegliere”. «Anche solo la presenza fisica della struttura – prosegue Cantarella – è un deterrente. Nei giorni scorsi poi gli agenti del commissariato sono venuti da noi per un evento per avvicinare i ragazzi alla legalità. Vederli interagire superando la diffidenza per quelli che spesso in modo dispregiativo “sbirri” è stato un momento formativo», conclude.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA