ROMA – Era di origini catanesi Giuseppe Galvagno, il cinquantenne morto ieri sera, dopo essere stato pestato da due buttafuori, all’uscita da una discoteca nel quartiere Eur a Roma. Cinque addetti alla sicurezza della discoteca sono stati fermati per sua la morte e dovranno rispondere di omicidio volontario. Tutto è nato per degli apprezzamenti che l’uomo avrebbe fatto all’interno del locale nei confronti di una donna.
Da una prima ricostruzione, sembra che Galvagno, ormai romano d’adozione (nella capitale era titolare di un affittacamere nella zona di San Giovanni), “ si sia recato ieri sera alla discoteca San Salvador, nel quartiere Eur, assieme alla compagna che lavora come infermiera in un ospedale della Capitale. Durante la serata, forse a causa di apprezzamenti che la vittima avrebbe fatto a un’altra donna o solo per averla urtata, sarebbe nata una lite con il compagno.
Così Galvagno è stato cacciato dal locale da due buttafuori. A quanto ricostruito dagli investigatori, all’esterno della discoteca sono arrivati altri tre addetti alla sicurezza e in 5 lo avrebbero pestato colpendolo a calci e pugni. Quando la compagna 45enne della vittima, che si era allontanata per andare a prendere la macchina, è tornata davanti al locale non lo ha visto. Poco dopo l’ha trovato agonizzante in un parcheggio vicino e ha dato l’allarme al 118. Sulla vicenda indagano i carabinieri del nucleo investigativo di Roma e della compagnia dell’Eur che hanno ascoltato diversi testimoni per ricostruire con esattezza l’accaduto.
L’inchiesta è affidata al sostituto procuratore Eleonora Fini in coordinamento con il procuratore aggiunto Maria Monteleone. I carabinieri hanno ascoltato per ore a via In Selci diversi testimoni per ricostruire l’accaduto. E nel pomeriggio sono scattati i fermi nei confronti dei cinque addetti alla sicurezza. Si tratta di romani, incensurati, di età compresa tra i 32 e i 44 anni che lavoravano per la stessa agenzia di buttafuori. Sul corpo del 50enne verrà effettuata nei prossimi giorni l’autopsia che chiarirà con esattezza la causa del decesso. «Non eri un’angelo ma eri l’amico della mia vita sapevamo sempre di esserci l’uno per l’altro – è uno dei messaggi scritti su Facebook – con te se n’è andato un pezzo della mia vita è del mio cuore. Spero tu stia navigando nel mare che hai sempre amato tanto».