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Rischia la casa all’asta per una vocale sbagliata (e per una notifica mai ricevuta)

Di Gaetano Rizzo |

Aci Bonaccorsi (Catania) – Sono passati secoli da quando Martin perse la cappa appena per un punto. E ai giorni nostri, Giuseppa Monaco per via di una vocale (e di una notifica mai ricevuta), rischia di perdere addirittura la propria casa, destinata ad essere posta all’asta. La vocale è l’ultima del suo nome di battesimo, quella che la differenzia dal padre Giuseppe, il quale a maggio del 2011 si vide consegnare dal postino una busta contenente un decreto ingiuntivo emesso dal Tribunale di Reggio Emilia a favore di una società a responsabilità limitata appartenente ad un celebre marchio di abbigliamento.

Giuseppe Monaco, padre di Giuseppa Monaco, impiegò pochi attimi per comprendere che il plico in questione non era destinato a lui, bensì alla figlia che è residente in un altro Comune, Aci Bonaccorsi. Aveva appena firmato la ricevuta, ma immediatamente restituito la missiva che non era a lui indirizzata e rispetto alla quale non aveva alcun titolo per farsela consegnare.

Il postino, secondo quanto riferito dall’avv. Carmen Lombardo che assiste Giuseppa Monaco, avrebbe trascurato di “carcerare” la firma apposta dal padre della donna, attestando così una circostanza non vera, l’avvenuta consegna del plico. Che, tra l’altro, sostiene lo stesso legale, è ancora depositato al Comune di Aci Sant’Antonio, ente che ha rilasciato idonea certificazione in tal senso. E se questo “famigerato” plico si trova negli uffici del Comune del centro santantonese non può di certo – è il trionfo dell’ovvietà – essere in mano a Giuseppa Monaco, l’unica persona deputata a riceverlo e che, se ne fosse entrata in possesso, avrebbe potuto proporre opposizione al decreto ingiuntivo, piuttosto che ritrovarsi improvvisamente alle prese con una procedura esecutiva di espropriazione immobiliare, appresa casualmente a gennaio del 2014, a seguito di un’ispezione ipotecaria.

«Sono disperata – afferma Giuseppa Monaco – oltre che esausta. In tutte le aule di Tribunale da anni non faccio che ripetere la stessa cosa e cioè che la firma su quell’avviso di ricevimento del pignoramento non è mia. Ma nessuno mi sta a sentire e per un semplice errore sto perdendo la mia casa, dopo che ho perso anche un piccolo deposito». E già, perché intanto alla signora Monaco è stato espropriato un immobile adibito a magazzino, già venduto all’asta quasi per un gioco di parole ovvero per la differenza esistente tra nullità della notifica e inesistenza della notifica. Il Tribunale ha optato per la prima delle due ipotesi e, dunque, ritenuto che la nullità venisse sanata con la partecipazione di Giuseppa Monaco al giudizio di esproprio; l’avvocato Carmen Lombardo, dal canto suo, ha ribadito l’inesistenza della notifica, circostanza non sanabile. E a nulla è valsa la querela di falso proposta dalla donna con tanto di perizia calligrafica inequivocabilmente a suo favore. «La domanda di querela – rivela l’avv. Carmen Lombardo – è stata rigettata attraverso l’inverosimile assunto che la signora Monaco non avesse interesse ad agire». E mentre Roma discute, Sagunto viene espugnata, avrebbero detto i latini, magari anche loro pronti ad appassionarsi sulla sottile differenza che intercorre tra la notifica inesistente e quella nulla.

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