ROMA – L’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, rischia di finire sotto processo per la vicenda giudiziaria legata ad una attività di riciclaggio che coinvolge l’intera famiglia della sua compagna, Elisabetta Tulliani e il “re delle slot machine”, Francesco Corallo. Una indagine in cui un ruolo centrale ha avuto la opaca operazione di compravendita di un appartamento a Montecarlo, lasciato in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. I magistrati della Dda capitolina hanno depositato la richiesta di rinvio a giudizio oltre che per l’ex leader di Alleanza Nazionale anche per la Tulliani, per il padre e il fratello di quest’ultima, Sergio e Giancarlo. Coinvolti nel procedimento anche altri cinque indagati tra i quali il parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta. «La richiesta degli inquirenti era prevedibile, ribadisco la mia innocenza e confermo piena fiducia nell’operato della magistratura», ha commentato Fini.
Secondo l’accusa, Corallo, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, lo stesso Laboccetta, Rudolf Theodoo, Anna Baetsen e Lorenzo Lapi, avrebbero fatto parte di un’associazione per delinquere che, nell’evadere le tasse, era dedita al riciclaggio di centinaia di milioni di euro. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie, ma anche nell’acquisto di immobili che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.
Gli accertamenti del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del pm Barbara Sargenti hanno riguardato anche l’immobile Boulevard Principesse Charlotte 14 finito nella disponibilità di Giancarlo Tulliani, attualmente libero su cauzione a Dubai. L’appartamento monegasco, secondo quanto accertato, sarebbe stato acquistato da Tulliani junior grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) costituite ad hoc.
Il coinvolgimento di Fini (che ascoltato dagli inquirenti il 16 novembre ha respinto tutte le accuse) nell’inchiesta è legato proprio al suo rapporto con Corallo. Un rapporto, per la procura, che sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani. Quest’ultimi, in base a quanto accertato dagli inquirenti, avrebbero ricevuto su propri conti correnti ingenti somme di danaro riconducibili a Corallo e destinati alle operazioni economico-finanziarie dell’imprenditore messe in atto tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia. I Tulliani, come del resto Fini, sono accusati solo di concorso in riciclaggio e non anche di associazione per delinquere. Un rapporto, quello tra l’ex vicepremier e Corallo, scriveva il gip Simonetta D’Alessandro nell’ordinanza di arresto di Giancarlo Tulliani, maturato apparentemente solo dopo un’importante gara, bandita nel 2002, vinta dalla Rti del «Re delle slot» in materia di giochi.