CATANIA – La prima Corte d’appello di Catania ha condannato a un anno di reclusione ciascuno l’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo e suo figlio Toti per reato elettorale. Stessa pena è stata comminata agli altri imputati: Ernesto Privitera, Angelo Marino e Giuseppe Giuffrida. Il processo è stato celebrato dopo il ricorso della Procura contro la sentenza di assoluzione con la formula «perché il fatto non sussiste» emessa Tribunale monocratico, presieduto da Laura Benanti.
«Ricorrerò in Cassazione – ha detto l’ex presidente della Regione – contro un vero e proprio misfatto. Ho sempre fiducia nella giustizia devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo. Una condanna – aggiunge – pronunciata perché colpevoli ‘al di là di ogni ragionevole dubbiò? Dopo una sentenza di primo grado ipermotivata di assoluzione “perché il fatto non sussiste”? Senza nessuna nuova prova a nostro carico? Voto di scambio nel 2012 con un mio da sempre e per sempre fedele elettore dal 1980? Consigliere di Quartiere in carica del mio Partito che col mio Partito si sarebbe ricandidato nel 2013? Cui avevo chiesto di votare per altro candidato? Incredibile ! Incredibile! Incredibile! Con in più – sottolinea l’ex governatore – l’eccezione, più che fondata, sollevata dalla difesa, della inutilizzabilità delle intercettazioni raccolte quando si sospettava, per altri indagati, l’aggravante di mafia? E poi usate contro di noi? Col mio difensore – rivela Lombardo – che mi ‘invità a lasciare l’udienza perché ‘intuisce” che la mia presenza viene considerata una ‘sfida” alla Corte? Ho sempre fiducia nella giustizia – conclude Raffaele Lombardo – devo capire se a Catania posso continuare a difendermi in un processo».