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«Prove di contatti Ong-scafisti. I soccorritori? Buoni e cattivi»

Di Mario Barresi |

Su Organizzazioni non governative «come Medici senza frontiere e Save the Children davvero c’è poco da dire, discorso diverso – avverte Zuccaro – per altre, come la maltese Moas o come le tedesche, che sono la maggior parte», cinque delle nove Ong schierate in mare. «Abbiamo evidenze che tra alcune Ong e i trafficanti di uomini che stanno in Libia ci sono contatti diretti – dice il procuratore – non sappiamo ancora se e come utilizzare processualmente queste informazioni ma siamo abbastanza certi di ciò che diciamo». E cioè «telefonate che partono dalla Libia verso alcune Ong, fari che illuminano la rotta verso le navi di queste organizzazioni, navi che all’improvviso staccano i trasponder sono fatti accertati».

Tutte le Ong sono, comunque, sotto la lente della procura: «Per quelle sospette dobbiamo capire cosa fanno, per quelle buone occorre invece chiedersi se è giusto e normale che i governi europei lascino loro il compito di decidere come e dove intervenire nel Mediterraneo». L’inchiesta, ammette, «richiede tempi che l’Europa non si può permettere e d’altronde la risposta giudiziaria non è sufficiente, nonostante la notevole collaborazione che riceviamo da tutti». Il problema resta «essenzialmente politico» e «i governi europei, non solo quello italiano, devono intervenire subito». Anche perché, per Zuccaro, «quei 250mila in arrivo quest’anno sono una stima per difetto».

La questione era già stata sollevata da Zuccaro nel recente passato. Ma la distinzione buoni-cattivi e soprattutto il riferimento ai «fatti accertati» aprono uno scenario da approfondire, tanto quanto le fonti di finanziamento delle Ong. Al netto della polemica – e, per certi versi, della strumentalizzazione – politica, che volutamente riportiamo in altro articolo della pagina, c’è da ricordare che il 12 aprile scorso il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri, al Senato aveva parlato, tra l’altro, di «una cosa abbastanza strana», ovvero che «non ci sono mai stati così tanti mezzi pubblici dispiegati in mare da Ue e Italia».

A difesa delle Ong si è schierata Amnesty International Italia: servono «le prove», altrimenti è bene lasciar lavorare «gli unici che in questo momento salvano vite in mare». Frontex, ha detto il direttore generale Gianni Rufini, «è un’organizzazione politica che risponde alla volontà europea che non vuole che arrivino migranti sul suo territorio. Quindi se qualcuno ha prove sul cattivo operato delle Ong porti le prove, altrimenti si tratta solo di fango e calunnie».

Uno dei contributi più interessanti, nella melassa mediatica di ieri, arriva da Radio Radicale, con una intervista a Darrin Zammit Lupi, fotoreporter della Reuters più volte a bordo della nave “Phoenix” dell’ong maltese Moas (Migrant Offshore Aid Station). «Ho visto come lavorano, sono professionisti veri. Sanno quello che fanno», assicura. Sospetti sui soccorsi nelle coste libiche e sui rapporti fra Ong e trafficanti di uomini? «Non c’è nulla di male nell’indagare, ma io non ho notato nessuna evidenza di strano nel lavoro di chi salva migliaia di persone in mare». Il fotoreporter conferma, però, due circostanze: le marinerie nazionali e i mezzi Ue sono sempre più un passo indietro, lasciando le Ong in prima linea; i barconi usati per le traversate dei migranti, di recente, sono di qualità molto peggiore rispetto al passato.

Twitter: @MarioBarresi

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