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Il caso

Processo Sammartino, dal Senato stop alle intercettazioni a Valeria Sudano

Voto unanime della giunta per le immunità: se l’aula conferma, caso alla Consulta

Di Mario Barresi |

Adesso tocca all’aula di Palazzo Madama. Che dovrà decidere se sollevare il conflitto d’attribuzione di fronte alla Corte costituzionale. Partendo da una chiara indicazione: il voto favorevole, all’unanimità, della giunta per le immunità parlamentari del Senato. Su un tema delicato per la politica siciliana: l’utilizzazione delle intercettazioni ambientali effettuate nella segreteria politica di Valeria Sudano, fra le prove dei pm di Catania nell’inchiesta “Pandora” per la quale il compagno Luca Sammartino è stato rinviato a giudizio per corruzione.

Cosa è successo

La notizia del via libera della giunta di Palazzo Madama (Sudano all’epoca delle intercettazioni era senatrice del Pd, oggi è deputata della Lega) è stata rivelata dal Fatto Quotidiano, che racconta la seduta, presieduta dall’ex ministro dem Dario Franceschini, in cui s’è entrato nel merito della «documentazione fatta pervenire» dalla parlamentare catanese lo scorso luglio, sulla quale – come rivelato da questo giornale – a inizio ottobre c’era stato il primo showdown con l’«illustrazione introduttiva» del relatore Gianpietro Maffoni di FdI.

La tesi garantista

Nella relazione finale dello scorso 6 novembre la tesi garantista tocca due temi: il «domicilio del parlamentare» e l’«intercettazione di comunicazioni».Sul primo profilo «lo studio in cui l’onorevole Sudano svolge la propria attività politica, contrassegnato dal suo nome sulla porta e sul citofono e ad ella specificamente intestato in virtù del contratto di comodato d’uso a suo nome, è certamente da ritenersi “domicilio del parlamentare”». E dunque, per il relatore meloniano, «si ravvisa nell’attività investigativa dell’autorità giudiziaria – consistente nell’ingresso non autorizzato e nella ispezione e perquisizione dei luoghi, allo scopo di posizionare strumenti di intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche – una violazione della prerogativa dell’articolo 68, secondo comma, della Costituzione, in quanto qualsiasi intrusione negli spazi dello studio politico dell’onorevole Sudano andava previamente soggetta all’autorizzazione della Camera di appartenenza».

Il dibattito

Maffoni cita sentenze e precedenti decisioni delle giunte parlamentari, spingendosi oltre a «un secondo elemento, consistente nell’intercettazione di conversazioni o comunicazioni telefoniche dell’onorevole Sammartino». La tesi di fondo è che anche ascoltando il compagno (che, sospeso per un anno dal gip, s’è dimesso da assessore e vicepresidente della Regione), i magistrati avrebbero violato le garanzie a tutela di Sudano. «Né vale obiettare […] che gli atti investigativi fossero legittimi (come peraltro sentenziato dal Riesame di Catania nel ricorso di Sammartino contro la sospensione, ndr) in quanto diretti nei confronti del terzo non parlamentare, come se ciò – afferma Maffoni – valesse a giustificare un “accesso selettivo” ai luoghi ed una “acquisizione selettiva” delle comunicazioni (con stralcio delle conversazioni intercettate riferibili alla parlamentare)». con «gli strumenti di intercettazione ambientale e telefonica nello studio politico dell’onorevole Sudano, ed addirittura in stanze direttamente frequentate dalla ex senatrice, circostanza di cui l’autorità giudiziaria era ben consapevole ex ante», si è quindi «compiuta una violazione di legge primaria e costituzionale, in quanto la captazione dei movimenti e dei discorsi dell’allora senatrice era non casuale e neppure probabile, ma certa, trattandosi del suo studio politico».La scelta finale della giunta – con il centrodestra compatto e il voto anche dei componenti di Pd, M5S, Avs e Iv – è «adire la Corte costituzionale». Dopo che la relazione sarà finita sul tavolo del presidente Ignazio La Russa, il Senato dovrà esprimersi su un conflitto d’attribuzione fra poteri dello Stato, promosso nei confronti della Procura di Catania. Con l’effetto, per ora soltanto teorico, di rendere inutilizzabili le intercettazioni ambientali (e magari alcune di quelle telefoniche) nel processo a Sammartino che comincerà il 14 marzo del 2025.

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