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Processo Gregoretti, per Salvini ricostruzione coerente e corretta dei fatti

Di Mimmo Trovato |

CATANIA – «Ho sentito una ricostruzione coerente e corretta dei fatti: quello che facevamo, lo decidevamo e lo festeggiavamo insieme» col «merito di avere svegliato l’Europa». E’ la chiave di lettura di Matteo Salvini della quarta udienza dell’udienza preliminare per la sua richiesta di rinvio a giudizio per sequestro di persona per il ritardo nello sbarco dei migranti su nave Gregoretti nel luglio del 2019 ad Augusta (Siracusa). Sul palco dei testimoni, nell’aula bunker del carcere di Bicocca di Catania, davanti al Gup Nunzio Sarpietro, depongono la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, e l’allora vicepremier e attuale responsabile della Farnesina, Luigi Di Maio.

Salvini sottolinea di «non avere alzato mai il dito» contro il governo di cui faceva parte, perché, sostiene, «nessuno di loro è colpevole non essendo stato commesso alcun reato». E ipotizza un ritorno della Lega al Viminale con il completamento della squadra di governo, ricordando che «dalle prime parole del presidente Draghi» emerge «una politica europea dei rimpatri che arriva grazie alla nostra azione che ha ridotto gli sbarchi, contrastato i trafficanti, ridotto i morti in mare e svegliato l’Europa». La ricostruzione di Salvini non è condivisa dalle parti civili, con gli avvocati di CostruiRete, Legambiente e Arci che parlano di «un procedimento già chiuso sulla stessa richiesta di autorizzazione a procedere» che ha come «sbocco logico e naturale il processo, dove si potrà stabilire cosa è accaduto e le responsabilità». Per la ministra Lamorgese c’è stato invece uno spartiacque nella strategia italiana di gestione degli sbarchi: l’Accordo di Malta siglato da lei a La Valletta il 23 settembre 2019, poco più di due settimane dopo il suo insediamento al Viminale, insieme ai colleghi di Francia, Germania e Malta. Un’intesa che prevede una maggiore solidarietà nella redistribuzione dei migranti soccorsi in mare tra i Paesi che vi aderiscono, ma le nuove procedure hanno richiesto del tempo prima di andare a regime. Ecco perché, spiega la ministra, soltanto dopo la prima attuazione dell’intesa è stato possibile, fin dall’autunno del 2019, ridurre a 2,5 giorni i tempi medi intercorsi tra la data di richiesta di autorizzazione allo sbarco effettuata in zona Sar italiana e l’arrivo dei migranti in porto.

Con l’Accordo a regime, sottolinea Lamorgese, gli Stati europei hanno manifestato una maggiore e più rapida disponibilità ad accogliere i migranti sbarcati in Italia, sfociato in un sostanziale allineamento tra le date della richiesta di Pos effettuato in zona Sar italiana e l’avvio della procedura di ricollocamento. I ricollocamenti già effettuati sono 975, a fronte dei 125 trasferiti in Europa nei 9 mesi del 2019 precedenti all’accordo. Di Maio ricorda che la responsabilità delle decisioni amministrative spettavano all’allora ministro dell’Interno e che il «M5s ha sensibilità diverse da quelle della Lega» sul tema. I legali di AccoglieRete, Legambiente e Arci si sono detti “soddisfatti per come è andata l’udienza», ma prima di entrare in aula avevano definito «eccessive alcune esternazioni del Gup” durante la precedente udienza a Roma e rendono nota la richiesta di fare testimoniare l’ex presidente dell’Anm Luca Palamara. L’avvocato Bongiorno «non intende assolutamente partecipare a questo dibattito» e preferisce sul tema «astenersi da qualsiasi commento», attendendo la decisione del Gup che arriverà il 5 marzo, quando si terrà la prossima udienza con la testimonianza dell’ambasciatore italiano all’Ue, Maurizio Massari.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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