«C’è chi Pos e chi non Pos». In una sola città, inutile dire quale, sarebbe stato possibile intercettare un commento così bruciante sulla misura del governo Meloni, con relativa parziale retromarcia d’ordinanza, che prevede di fissare a 60 euro (soglia indicativa che potrebbe anche essere abbassata, ha detto la premier dopo la valanga di polemiche) il limite oltre cui i commercianti sono obbligati ad accettare i pagamenti con carta di credito e bancomat. Così la questione resta tra i temi del giorno, in centro storico e nelle zone commerciali proprio tra i primi timidi acquisti natalizi, anche perché la carta di credito consente di aggregare e posticipare al mese successivo l’importo delle piccole spese e dei “pensierini” sempre più mini.
E se è normale che tra le bancarelle dei mercati storici continuino a tintinnare le monetine, lo scenario è totalmente diverso nelle zone commerciali e nella vicinissima via Etnea, dove lo stop ai mini pagamenti con carta e ormai anche smartphone sarebbe un incomprensibile stravolgimento per i giovanissimi della generazione Pos, nativi digitali cresciuti col borsellino elettronico fin dalle prime paghette e dal primo dentino con relativo bonus incassato.
«Con questo ormai paghiamo qualsiasi cosa, anche queste patatine», dicono due quindicenni mostrando l’oggetto della loro tecnologica libertà finanziaria. Stesso discorso per i turisti, che con carte e cellulari in mano si destreggiano tra ticket, biglietti, arancini, caffè, souvenir, cannoli e taxi. Allora facciamo un po’ i “rompiballe”, come Matteo Salvini ha definito quelli che chiedono di pagare il caffè con carta di credito.
«Ci atterremo alle norme, per noi non cambia molto e anche per i piccoli pagamenti continueremo ad accettare la carta di credito – dice Giuseppe Condorelli, titolare dell’omonimo bar a due passi da piazza Stesicoro – che per molti versi agevola l’attività di chi sta alla cassa, inoltre non avere grosse quantità di contanti a fine giornata può essere opportuno per la sicurezza».
Nei bar più piccoli, si dice in città, qualche “rompiballe” si è visto pure offrire il caffè, pur di evitare la commissione della “strisciata”.
«Accettiamo con il Pos anche il pagamento della corsa da sette euro – dicono “Roma 1” e “Milano 2”, ovvero i tassisti Alfio Fisichella e Giuseppe Gulino – non ci possiamo permettere di respingere il cliente dopo i due anni di Covid, né da una corsa da 22 euro per l’aeroporto o da pochi euro in città, dovrebbero essere invece le banche ridurre le commissioni del Pos, che noi dobbiamo sottrarre alla tariffa, e che per i turisti stranieri sfiorano quasi un euro. Governo e banche dovevano andare in questa direzione, ma sono solo chiacchiere, mentre noi piccoli dobbiamo accollarci questi oneri. La carta di credito vale in tutto il mondo e bisogna accettarla, ma non è corretto pagare le commissioni alla banca anche su tariffe più basse».