Notizie Locali


SEZIONI
Catania 7°

Catania

Plaia, la “tura” del canale Arci salva il mare di settembre: scongiurati altri sversamenti

Lo sbarramento ha funzionato ma «servono più controlli e depurazione» spiega il docente di Idraulica Giuseppe Cirelli

Di Maria Elena Quaiotti |

Non spaventatevi per le fotografie, anche se in effetti sono inquietanti: stavolta l’inquinamento di una porzione di mare della Plaia è stato sventato, ma solo grazie alla tempestiva segnalazione di venerdì pomeriggio e all’altrettanto celere intervento di Sidra nel ripristino della tura lungo la Ss 114. Ieri mattina (a quando risalgono le fotografie) lo sbocco in mare del canale Arci fra i lidi Alkamar e Roma era già stato arginato. I bagni in mare, quindi, sono sicuri. Il liquido (non è facile chiamarla “acqua”) ora deve solo “esaurirsi” in modo naturale, ma quel che è più importante è che così si è evitato che l’Arci, canale che attraversa la zona industriale e arriva sul litorale sabbioso, defluisse in mare per troppo tempo trascinando con sé tutto quanto vedete.

La tura, per chi ancora non lo sapesse, è l’opera idraulica posta lungo la Ss 114 all’altezza della ex Casa cantoniera che ogni estate in condizioni ordinarie (ovvero in assenza di piogge) impedisce che l’Arci sfoci in mare. L’attivazione delle quattro pompe di Sidra garantisce il rilancio delle acque in eccesso al depuratore di Pantano d’Arci. Allora, cosa è successo? Si è verificata una portata del canale Arci maggiore di quella preventivata, che suggerisce ad esempio lo sversamento non controllato di liquidi, che nella migliore delle ipotesi deve essere refluo depurato dalle aziende insediate alla zona industriale con scarichi – che dovrebbero essere autorizzati dal Comune – nel canale, e venerdì pomeriggio aveva portato allo sfondamento della tura.

Le fotografie restano come documento lampante che più di qualcosa non torni nella gestione dei canali della zona industriale, e occorra intervenire subito. Anche perché a settembre la tura verrà tolta, il canale Arci tornerà a sfociare alla Plaia, e a queste condizioni – evidentemente senza alcun controllo – si tornerà ad inquinare il nostro “oro blu”. La conseguenza? Addio alla tanto evocata (anche alle latitudini della politica) destagionalizzazione, ma soprattutto al rispetto della salute del mare e di chi lo frequenta abitualmente.

Lasciando le dovute indagini a chi di dovere, ci sono alcune proposte costruttive che arrivano da Giuseppe Cirelli, docente di Idraulica agraria all’università di Catania e spesso ospite su queste pagine. «La prima – dice – è riunire intorno ad un tavolo tutti gli enti che hanno competenza sulla gestione e monitoraggio dei corsi d’acqua». Sidra, Comune, Autorità di bacino, Demanio marittimo, Capitaneria di porto, Asp, Arpa, ecc. dovrebbero «individuare e concordare le soluzioni da adottare nei prossimi mesi, per risolvere nel breve periodo un problema che si verifica da decenni. Occorre poi predisporre durante la stagione estiva controlli settimanali sui corpi idrici, individuare le aziende che non scaricano a norma nei canali di drenaggio della zona industriale e nei torrenti della zona sud, Acquicella, Forcile, Arci, Buttaceto e Jungetto. Serve – prosegue Cirelli – imporre alle aziende la realizzazione di sistemi di depurazione, nel contempo attivare la fognatura alla zona industriale e la linea industriale al depuratore di Pantano d’Arci. Occorre guardare anche alle tecnologie esistenti per la depurazione naturale, quale la fitodepurazione: un esempio è l’Ikea, che la applica e riutilizza, con successo e senza sprechi, gli sciacquoni dei servizi igienici. Ma serve anche realizzare sistemi di fitodepurazione lungo i torrenti, che abbiano la doppia funzione di miglioramento di qualità delle acque e di laminazione delle piene», conclude.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

Di più su questi argomenti:

Articoli correlati