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Pista ciclabile, lo strano caso della “greenway” dell’Oasi del Simeto fatta “in segreto”

Il sindaco Trantino non ne sa nulla e nemmeno le associazioni di cicloamatori I residenti tuonano: «Non si può costruire»

Di Maria Elena Quaiotti |

Che sia la prossima pista ciclopedonale della discordia? Le premesse ci sono tutte. Parliamo della “greenway” di ben nove chilometri in realizzazione all’Oasi protetta del Simeto, con ingresso dal Centro polifunzionale della riserva naturale in contrada Torre Allegra (dalla strada statale 114) fino all’argine sinistro del fiume.

La denuncia

A denunciare al nostro giornale i lavori in corso nella zona A dell’Oasi sono alcuni residenti della zona B, la “pre Oasi”, «aree in cui è assolutamente vietato qualsiasi tipo di intervento edilizio – dicono indignati -. Noi non possiamo nemmeno verniciare ringhiere e cancelli proprio per salvaguardare la fauna della zona, e la Città metropolitana cosa fa? In zona A, piena area protetta, si sta costruendo con cemento e ferro, proprio vicino la costa e il fiume. Un ecomostro, è come se in piena Valle dei Templi si costruisse un casello autostradale. In 20 anni nella zona B la provincia non ha mai asfaltato nemmeno le strade, tantomeno si è intervenuti su un ponte pericolosissimo che attraversa il fiume Gornalunga, unico passaggio per i tanti residenti di via Cavallo Marino».

L’opera tenuta nascosta

Fermo restando che ancora non si è risolta la perenne disputa sui residenti dell’Oasi del Simeto – che in teoria lì non dovrebbero starci, ma sostengono di avere costruito prima che i vincoli venissero posti sull’area – di che opera si tratta e perché non se ne è saputo nulla?Nulla ne sa il sindaco metropolitano Enrico Trantino, del resto si tratta di un progetto risalente al 2020 e finanziato con 2,3 milioni di euro dal decreto Rilancio post emergenza Covid, dunque precedente al suo incarico, ricoperto dal 2023; nulla ne sapeva Mike Icks, coordinatore delle associazioni ciclistiche per la Ciclovia della Magna Grecia, ciclovia pur citata nel progetto in quanto «parte integrante» della stessa, che dovrebbe attraversare Sicilia, Calabria e Basilicata. «Ci risiamo – dice Icks – ne avevamo sentito parlare anni fa, poi più nulla. La ex provincia è andata avanti, in segreto».Nel progetto del 2020 si legge: «La pista avrà una funzione pedonale, ciclabile, equestre, di soccorso e antincendio, con sezione di 2,80 metri e banchine laterali di 0,25 m, prevede punti di sosta ed osservazione circoscritti da steccati, rastrelliere per bici, fasce verdi con panchine, bacheche informative e ombraie in legno. Oltre a punti di ricarica per smartphone e e-bike alimentati da pannelli fotovoltaici». Inoltre «la pavimentazione sarà realizzata con stabilizzato misto di cava miscelata con cemento bianco da compattare fino a raggiungere lo spessore di 10 centimetri. Particolare attenzione sarà data allo smaltimento delle acque meteoriche attraverso minime pendenze verso i laterali del tracciato, in maniera tale da far evitare il ristagno».

La pista “dubbia”

«Ma quale pendenza – tuona Icks – le piste ciclabili devono essere di asfalto ecologico e drenante, come quello utilizzato sulle dune in Olanda, non certo il materiale che si sta utilizzando all’Oasi del Simeto. È area protetta, ma se il progetto ha ottenuto Via e Vas si supera il regolamento dell’Oasi del 1987, che vieta nuove costruzioni incluse le piste». Non è il solo caso di pista “dubbia”. «C’è – ricorda Icks – lo scandalo della pista della Timpa di Acireale realizzata con materiale di risulta, ancora chiusa perché quando piove diventa fango. Siamo alle solite, chi autorizza e realizza queste opere non è mai andato in bici e non sa cosa sia il cicloturismo».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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