LEGA PRO
Pino Rigoli si presenta “Ecco come giocherà il mio Catania”
Alla vigilia dell’inizio della preparazione l’allenatore rossazzurro illustra i progetti: «Impegno e giusta mentalità»
CATANIA. Il tridente, i metodi di allenamenti, il lavoro per creare una nuova mentalità al gruppo, i tifosi… Pino Rigoli, ospite in redazione con il team manager Passanisi e l’addetto stampa Scaltriti, parla dei mille aspetti del Catania come se fosse sempre stato rossazzurro. E lo fa con una passione genuina, perché del Catania, Rigoli è stato tifoso ma anche “aggregato” durante i ritiri estivi per arricchire il proprio bagaglio professionale.
Adesso l’attende un lavoro pesante.
«Pesante è il lavoro di chi sta tutto il giorno in campagna o peggio ancora in miniera. Noi uomini di calcio siamo privilegiati. Semmai corposa è l’intera organizzazione dell’attività».
A proposito di fatica e di lavoro, lei ha anche fatto il rappresentante di materiali edili.
«Giravo per la Sicilia, poi Modica mi ha dato l’opportunità di lavorare fuori dal contesto casalingo e ho cercato di sfruttare al meglio questa occasione».
Sfruttare… Ha vinto per quattro anni di fila arrivando in C.
«Mi volle Cesare Sorbo e tutta la società mi ha fatto sentire importante. Eravamo partiti male, abbiamo vinto».
Lei dice sempre che un esonero le ha fatto prendere coscienza della sua professione.
«Accadde ancora a Modica. In C partimmo forte: dopo dieci partite eravamo terzi. Inconsapevolmente subentra una certa sicurezza. Era il 2005, fui allontanato con la squadra ancora fuori dai play out. Quando mi richiamarono era troppo tardi per salvare la baracca».
Ad Agrigento ha firmato un capolavoro di salvezza.
«Ho ereditato una squadra che aveva bisogno di risollevarsi e ho trovato un gruppo disponibile. Tornavo ad Agrigento dopo qualche anno e con il mio staff sono stato accolto benissimo, come al solito. Rimarrà un grande feeling».
Ha battuto 3-2 il Catania ed è andato a festeggiare sotto la curva.
«Ci andavo sempre, era un gesto scaramantico e che mi faceva piacere: un modo per dire grazie ai mei tifosi. Poi, avevamo battuto il signor Catania, ricevendo una spinta mentale verso la salvezza non indifferente. Non c’erano rivincite personali, dunque».
La difesa del Catania è stata rinnovata abbastanza.
«I singoli al servizio della squadra. A Catania spero di fare la stessa cosa proposta ad Agrigento. Nel calcio bisogna organizzarsi e vincere».
Il modulo di base resta il 4-3-3.
«Non sono un integralista, ma cercheremo di cucire addosso al gruppo l’abito giusto. Il tridente è stato spesso la mia scelta tecnica, ma bisogna avere gli interpreti giusti».
A centrocampo ci si chiede se Biagianti farà il centrale o il laterale?
«Può coprire i due ruoli indifferentemente, così come è successo a Livorno. Di Cecco è un altro elemento importante per sviluppare le azioni».
In attacco dovrebbero rimanere Calil e Russotto.
«Calil non è una punta laterale, bisognerà farlo rendere al massimo per la squadra. Russotto inventa la giocata, lo considero nel senso buono un giocatore Naif. Certi calciatori me li tengo stretti».
Aveva chiesto Barisic per l’Akragas. A gennaio è andato al Messina.
«Ed è stato bravo Argurio (ora ds rossazzurro, ndr) a portarlo in giallorosso. Barisic l’avevo chiesto perché credo in lui: ha grande qualità e se lo associamo alla fisicità io lo avrei fatto giocare da esterno sinistro».
Bombagi che ruolo potrà coprire?
«Non esterno, ma centrale o interno».
Biagianti è il suo capitano.
«Sarà un riferimento, per il resto c’è la società che sa come gestire i calciatori. Il Catania ha un’identità ben precisa e Marco conosce la realtà; ci darà una mano d’aiuto».
Dopo qualche anno ritrova Parisi che aveva valorizzato ad Agrigento.
«Lo alleno a distanza di due anni; ha qualità importanti sul piano mentale, l’anno scorso gli infortuni lo hanno reso più fragile, ma sa gestire la partita partendo dal lunedì».
Il Catania si è assicurato Mbodj.
«Un difensore promettente, di grande umiltà e intelligenza. Sul campo ci darà molto anche sul piano umano. Nonostante sia giovane mi sembra davvero un grande professionista, che ha fame di calcio».
La società le ha chiesto un obiettivo.
«Non c’è bisogno che si affronti l’argomento, il Catania non può rimanere in Lega Pro».
Vincere.
«Il più possibile, ma lavorando con umiltà».
Il Catania, oggi, parte da una penalità di sette punti.
«E noi non vogliamo pensarci. Non deve essere un alibi. Nella testa il nostro punteggio iniziale è zero». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA