PATERNO’ – E’ l’argomento centrale delle estati degli ultimi anni; insieme alla questione “incendi”, è il fulcro dei dibattiti da bar, ma anche discussione centrale per importanti tavoli istituzionali. L’irrigazione delle campagne, la sete da soddisfare per la piana di Catania, ogni anno crea attorno a se un vespaio di polemiche per una gestione che, scusate il gioco di parole, sembra “far acqua da tutte le parti”.
L’acqua per questa stagione estiva, se la si guarda con gli occhi degli operatori del Consorzio di bonifica, c’è, seppur razionata, a singhiozzo ed a fatica, ma c’è; non lo stesso reclamano gli agricoltori che, in alcune zone della Piana, dicono di non aver visto l’acqua, in questa stagione estiva, neanche una volta; anche per i sindacati, vi sono errori compiuti che determinano non poche problematiche da risolvere.
Come ogni argomento, la verità sta in mezzo, anche se la bilancia pende più verso gli agricoltori, schiavi e allo stesso tempo vittime di un settore che per decenni ha visto sperpero di denaro, mancanza di programmazione, con il risultato di avere l’acqua ma non riuscire più a portarla in campagna per una ramificazione della condotta ormai obsoleta ed assolutamente inefficiente per le diverse esigenze.
Ed ecco la fotografia per la Piana di Catania. L’acqua c’è, anche se non mancano i problemi, dove il prezioso liquido arriva per caduta, ad esempio nella cosiddetta “quota 100”; la vetustità della condotta determina inciampi per improvvise rotture, ma con gli operatori del Consorzio di bonifica si riesce a tamponare i guasti e mantenere sotto controllo la situazione. L’acqua manca, invece, se la si deve far arrivare in campagna attraverso le pompe di sollevamento, visto la presenza di motori guasti ed anche qui di una condotta vecchia.
Programmazione, per un piano di intervento diventa la parola chiave. Non a caso, la Prefettura di Catania, ha istituito un tavolo tecnico permanente, tra i Comuni della piana ed il Consorzio di bonifica, per individuare i punti critici e stabilire le strategie da adottare per risolvere l’emergenza, adottando un ordine di priorità a seconda della situazione registrata.
Nell’immediato è stato predisposto l’utilizzo di 2 milioni di metri cubi di acqua, provenienti dalla diga “Nicoletti” (territorio Enna) da trasferire alla diga Ogliastro, al servizio dei fondi agricoli del catanese; a questo si aggiunge una mappatura della Piana di Catania, suddivisa in zone, a seconda della criticità, con un ordine che va da 1 (bassa priorità) a 4 (criticità alta). Obiettivo è fare un piano comune per richiedere i finanziamenti e sistemare la rete che da decenni lo si denuncia, è ormai obsoleta ed inefficiente, per riuscire a far fronte alle tante necessità del territorio. Da Sferro (Paternò) a Centuripe (in territorio di Enna); per abbracciare Motta S.Anastasia e giungere fino Palagonia, i problemi più grandi sono nelle quote 56, 102.50, 150.
I danni di una condotta fatiscente, nei giorni scorsi sono stati denunciati per contrada “Dammuso” (in territorio di Paternò, a quota 102.50). L’acqua c’è ma, a causa di continue rotture alla condotta, si perde, in alcuni casi ha anche allagato dei fondi agricoli.
«Siamo stanchi – evidenzia Dino La Delfa, produttore agricolo -. Oggi abbiamo costituito un comitato che già ha registrato la presenza di 80 utenti, perché dobbiamo risolvere i problemi. Vogliamo un tavolo di confronto con tutti. C’è la necessità di una progettazione chiara ed efficace. Ancora ad oggi in quota 150 non c’è acqua. Dovrebbe arrivare domani, nella speranza che la condotta tenga».
Il sindacato del Sifus, a firma del segretario regionale Ernesto Abate, nei giorni scorsi ha acceso i riflettori sulla vicenda legata alla scadenza del contratto per il personale stagionale del Consorzio, personale che ad oggi riesce a garantire il servizio di manutenzione ordinaria. «Voglio evidenziare – dice Abate – che quest’anno non c’è stato nessuno sciopero o protesta. I lavoratori hanno dato piena disponibilità; questo per far trasparire le reali responsabilità».