Acireale (Catania) – «L’apertura dell’Hilton Capomulini porterà enormi benefici al nostro territorio e garantirà lavoro e formazione ai nostri giovani migliori. Non mi riferisco a giardinieri, camerieri e inservienti, ma a figure di primissimo piano che avranno la fortuna, se preparati adeguatamente, di trovare un lavoro gratificante nella propria terra». A parlare in questi termini è l’avvocato Aldo Lazzaro, legale della Item Capomulini Srl, ovvero la società di proprietà dello sceicco Hamed bin Al Hamed, della famiglia reale di Abu Dhabi, che ha già investito ingenti fortune e altre ne investirà per trasformare la Perla Jonica di Capomulini in un diamante da oltre cento milioni di euro.
«Per questo – riferisce – quando abbiamo appreso dal vostro giornale che la ditta di Firenze che ha lavorato per noi aveva inviato una mail per affidare in subappalto lavori per due milioni di euro agli imprenditori Conti Pasquarello, vicini al gruppo mafioso dei “Tuppi”, beh, confesso che abbiamo avuto un sobbalzo. L’Item ha voluto fare le cose serie sin dal primo giorno: abbiamo chiesto via pec chiarimenti alla società fiorentina, che è poi la Inso, ricevendo dal loro legale, Tommaso Maria Ubertazzi, con studio a Milano, una pec lapidaria: “Il contenuto dell’articolo non corrisponde a verità. Null’altro da aggiungere”. Ne prendo atto». Sorvoliamo che sull’argomento esistono delle precise intercettazioni dei carabinieri, ma Lazzaro garantisce che la Item «sin dal primo momento ha impostato i propri contratti in modo tale che non potessero esserci infiltrazioni di alcun genere, adottando un protocollo di legalità: il Capomulini Hilton Congress oltre ad essere una struttura a cinque stelle, di rara bellezza, sarà anche di una limpidezza e di una pulizia – a 360 gradi, è chiaro – su cui nessuno potrà dire alcunché».
Ed è l’augurio che chi vive in questa realtà asfittica e sempre più povera come quella che contrassegna questo lembo di Sicilia, con il Comune del capoluogo in dissesto, deve certamente augurarsi. Quattrocento sono i posti di lavoro che l’Hilton ha fissato per questa struttura, senza contare l’indotto che inevitabilmente si determinerà con l’arrivo di turisti dalle grandi possibilità economiche. E poi del denaro rimarrà comunque in città durante la fase di ristrutturazione, dato che l’associazione temporanea di imprese che dall’ottobre del 2018 ha avuto mandato di occuparsi di tali lavori – la Vi.Sta. Srl, associazione temporanea di imprese – è per il 75% dell’impresa capitolina della Vittadello, e per il rimanente 25% della catanesissima Ernesto Stancanelli Srl.
La Vi.Sta. è l’ultima incaricata dei lavori di ristrutturazione. Dopo l’acquisto della Perla Jonica, il 7 agosto 2014, per 33,5 milioni di euro, infatti, fu dato mandato ai milanesi della Volteo, con i quali si entrò dopo poco più di un anno in rotta di collisione. Dopo una lunga battaglia legale con la Item vincitrice, la “palla” passò alla Inso Spa di Firenze, di proprietà di Condotte d’Acqua Spa che, però, nel 2017 entra in concordato preventivo: si fermano i lavori e finalmente si definisce con la Vi.Sta., pronta a cominciare la ristrutturazione che dovrebbe portare alla consegna dell’Hilton Capomulini entro il 2020. Al momento il cantiere è fermo, ma ciò in attesa di sottoscrivere, una volta superati tutti gli ostacoli burocratici, il contratto di finanziamento con un pool di banche, con Mps capofila, che garantirebbe ulteriori 63 milioni di euro a fronte dei 25 già investiti dallo sceicco e dei 33,5 che lo stesso Al Hamed è pronto a mettere sul piatto. I 120 milioni di euro, insomma, sono più che superati….