Catania – Una trentina di pagine che segnano un atteso spartiacque. La Quarta sezione del Tar di Catania ha annullato il concorso per nuove guide vulcanologiche travolto dallo scandalo parentopoli, disponendo anche la trasmissione degli atti a Procura e Corte dei conti vista «la configurabilità di abuso d’ufficio e danno erariale». Brindano gli oltre quaranta ricorrenti davanti al pronunciarsi del collegio presieduto da Giovanni Iannini, estensore della sentenza il giudice Maurizio Francola. E proprio sulle opacità finite, nel frattempo, anche nell’inchiesta “Aetna” della Procura di Catania, la giustizia amministrativa calca la mano. Non si parla solo della regolarità tecnica delle prove fisiche, organizzate a maggio 2018 dal Collegio regionale delle guide alpine e vulcanologiche, ma soprattutto pesa lo scottante conflitto d’interesse dell’allora presidente dell’organismo, la guida dell’Etna Biagio Ragonese. Sarebbe stata, come riporta la sentenza, la sua condotta a causare una «lesione dei principi di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione». Circostanze che si traducono nel vizio di eccesso di potere che il Tar considera provato anche grazie a delle foto su Facebook.
Fra le altre cose, Ragonese avrebbe dovuto «astenersi dal compimento di qualsivoglia procedura concorsuale» poiché fra le aspiranti guide c’era anche suo figlio. Come invece ricostruisce la sentenza, la «Commissione di concorso è stata nominata dal presidente dopo la scadenza del termine di presentazione delle domande e, dunque, dopo che Ragonese era a conoscenza della partecipazione del proprio figlio al concorso». In più, alla presidenza della commissione il Collegio siciliano piazzò la guida alpina Mario Taller, «soggetto con cui intercorreva un rapporto personale di amicizia secondo quanto desumibile nelle immagini ritratte da Facebook». Il Tar cita poi un post che ritrae assieme Taller, Ragonese e altri soggetti.
I due si ritroveranno fianco a fianco anche a maggio 2020, stavolta davanti al giudice penale. Entrambi, assieme ad altri componenti della commissione e del Collegio, sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di aver taroccato il concorso che rappresenta l’unica via per diventare una guida autorizzata a lavorare ai crateri di Etna e Stromboli.
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