CATANIA – Verrebbe da dire “cosi ‘i Catania” perché forse nessuno si attendeva un comportamento così netto dei cittadini catanesi che hanno perfettamente recepito il messaggio della campagna pubblicitaria per l’apertura del pronto soccorso del Policlinico. Ma così alla lettera che oggi è il vecchio ospedale «Vittorio Emanuele» ad essere stato letteramente dimenticato dall’utenza. Ma al punto tale che diversi reparti hanno staff medico e personale infermieristico che lavora a regime ridotto per l’assenza di pazienti. Certo se uno avesse anche minimamente ipotizzato che la città avrebbe dimenticato in pochi giorni il vecchio Ove – smentendo nei fatti i tanti “gridi d’allarme” anche dei sindacati sull’assenza dell’assistenza in centro storico una volta chiuso il Ps – forse avrebbe dovuto ipotizzare un messaggio pubblicitario più incisivo aggiungendo sui cartelloni con sui scritto «Policlinico il nuovo pronto soccorso dei catanesi», un «avviso importante: il Vittorio Emanuele non chiude sino all’apertura del nuovo San Marco».
«In effetti – spiega Maurizio Pettinato, primario del reparto di dermatologia dell’Ove – è proprio questo che manca nel messaggo pubblicitario, il fatto che noi siamo ancora qui a lavorare per l’utenza. Perché, allo stato, alcune volte riceviamo telefonate da pazienti che ci dicono: “Ma come voi siete ancora aperti? Non siete stati trasferiti al Policlinico”. E noi dobbiamo spiegare di no, che al Policlinico al momento c’è andato solo il pronto soccorso. fatto sta – continua Pettinato – che alcuni giorni dopo la chiusura del Ps nel nostro reparto abbiamo registrato un calo vistoso di pazienti. Non spiegandoci i motivi abbiamo chiamato al Cup e lì ci hanno risposto candidamente: “I pazienti chiedono la prenotazione per il Policlinico”.
A conferma di ciò la dermatologia è passata dalle 30, 40 visite al giorno e anche di più alle 2, 3 di oggi e addirittura in alcuni giorni non abbiamo effettuato una sola visita…». Situazione paradossale che va attenzionata dalle autorità sino al trasferuimento nel nuovo San Marco, perché altrimenti ci ritroveremo con alcuni ospedali cittadini che letteralmente “scoppiano” e l’Ove in cui medici e infermieri magari – certamente non per colpa loro – se ne stanno in attesa che arrivino i pazienti.
Comunque siamo andati al Vittorio Emanuele per una breve visita. La conferma del vistoso calo di utenti arriva da una delle guardie giurate a presidio del varco per il pronto soccorso pediatrico che è ancora perfettamente funzionante: «A quest’ora di punta, col pronto soccorso dell’Ove ancora operativo, in questo tratto di via Vittorio Emanuele sarebbe stato il solito il caos. Invece oggi si transita regolarmente. Ormai abbiamo registrato un calo vertiginoso dell’utenza e molti pazienti mirano ad andare al Policlinico, oppure non non sanno che il Vittorio è ancora aperto ed ha molti reparti di eccellenza».
Il vigilantes ha spiegato che nella sola giornata di ieri ha aperto il varco a meno di una cinquantina di pazienti. Mentre un solo mese fa erano centinaia e centinaia, talmente tanti che non si potevano certo contare. «Davvero un crollo di richieste di assistenza che nessuno in verità si attendeva».
E così facendo un giro per i viali del vecchio ospedale la sensazione di abbandono è sempre più evidente. Ci sono aiole semi abbandonate, palme aggredite e uccise dal punteruolo. Alcune zone sono praticamente deserte e si vedono soltanto transitare auto. Una moltitudine di vetture a tal punto che non si capisce di chi siano visto che c’è un crollo dei pazienti. Alcune sono posteggiate in ambo i lati. Sembra di essere in viale Mario Rapisardi dove il posteggio selvaggio la fa da padrone. «La questione – spiega un altro vigilantes che è a guardia del varco interno – è la circolare della direzione generale del Policlinico che ha disposto il transito di tutte le vetture dei dipendenti. Ora che i due parcheggio di via Sardo e via Santa M. delle Catene non sono più in affitto tutti i dipendenti posteggiano qui dentro. Le auto che lei vede non sono di pazienti, ma di dipendenti.
Fa un certo effetto anche il silenzio che pervade l’area del Pronto soccorso. La sala d’aspetto è chiusa da un lucchetto. Il cancello principale è chiuso e l’area antistante è piena di auto e di mezzi che scaricano merci. Il parente di un paziente ricoverato in Medicina si lamenta: «Qui ormai la sera è il coprifuoco e sulle sedie della sala d’aspetto del reparto ci sono diversi barboni che passano la notte».
Va in controtendenza un infermiere della Chirurgia toracica: «Guardi qui da noi il calo non c’è stato. Anzi praticamente lavoriamo di più rispetto a prima. Abbiamo anche pazienti in urgenza che ci trasportano dal pronto soccorso del Policlinico. Lei parla di calo? No, affatto, qui da noi non lo abbiamo avuto…».