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Nella Sicilia arsa dalla siccità si spreca in mare l’acqua depurata a Pantano D’Arci

L’impianto produce 3mila litri al secondo. Incompleti da 12 anni i lavori per l’uso irriguo

Di Maria Elena Quaiotti |

La condotta per il riuso delle acque depurate a Pantano d’Arci per fini irrigui resterà una opera incompiuta o, specie in tempi in cui la siccità è lo spettro che incombe su tutta l’isola, si riuscirà a completarla e renderla funzionale? Ma soprattutto, quali saranno i vantaggi per il Comune e il territorio di Catania?«Il primo computo parla di circa due milioni di euro necessari per completare l’opera – ha detto il direttore dei Lavori Pubblici Fabio Finocchiaro venerdì in Undicesima commissione consiliare (Ambiente e dissesto idrogeologico) – oltre a circa 150 – 200 mila euro stimati per i controlli e le ispezioni di condotta e pompe». Non certo briciole, specie per un’opera iniziata nel 2012 e «costata sei milioni di euro».Di cosa parliamo? Di un’opera concepita ormai 12 anni fa: iniziata con la sindacatura di Raffaele Stancanelli, proseguita sotto Enzo Bianco e con lavori interrotti a inizio 2019 a causa di contenziosi con l’impresa esecutrice, di cui uno ancora in corso.

La condotta di circa 13 km avrebbe dovuto portare l’acqua depurata di Pantano d’Arci ad una apposita vasca a Lentini (nelle foto), a quota 40 metri sul livello del mare, per poi essere utilizzata dal Consorzio di bonifica per irrigare i campi della Piana.Della condotta di riuso abbiamo parlato spesso su queste pagine (anche nel marzo 2018, quando venne realizzato il tratto a 14 metri sotto il fiume Simeto) e va dato atto alle commissioni consiliari dell’amministrazione attuale guidata da Enrico Trantino di aver ripreso l’argomento.

In particolare è stato il consigliere Angelo Scuderi (Mpa) ad aver affrontato più volte la questione, sia nella commissione che presiede (la Quinta, Lavori pubblici), sia chiedendone la trattazione in Undicesima. E finalmente, in modo chiaro, sono state anche «smentite alcune leggende metropolitane – ha detto Finocchiaro – ad esempio quella che vuole la condotta incompleta solo nell’ultimo tratto: non è così, in realtà è stata fatta a pezzi e mancano diversi collegamenti. Inoltre la condotta è stata realizzata senza una vera programmazione: la tubazione è tarata per convogliare circa 300 litri al secondo, mentre a Pantano d’Arci a regime si producono circa 3mila litri al secondo di acqua depurata. Inoltre, pur essendo depurata, prima di poter essere usata a fini irrigui l’acqua deve essere sottoposta ad ulteriore trattamento».«C’è poi un problema di pendenza – ha proseguito Finocchiaro – per rilanciare le acque verso Lentini sono necessarie pompe elettriche, con il relativo costo di gestione da considerare. Se è vero che l’idea iniziale era di far gestire l’impianto a Sidra viene da chiedersi, al di là del tema etico di non disperdere litri e litri di acqua depurata, quale interesse possa avere il Comune di Catania a portare acqua a Lentini. Si sarebbe dovuta prevedere piuttosto una distribuzione nel nostro territorio, ad esempio a Catania sud che ne ha certamente bisogno».

Non sfugge infatti che ad oggi l’acqua depurata viene immessa nel Buttaceto, che sfocia nell’Oasi del Simeto (incidendo sul fenomeno delle alghe) ma soprattutto che nella zona sud insiste la zona industriale, le cui aziende insediate non hanno la fornitura di acqua, che devono acquistare.Dunque, come si procederà? «Serve – ha rilevato Finocchiaro – un confronto con l’assessorato regionale competente e l’Autorità di bacino per capire come rendere l’opera utile e con un reale ritorno, ma soprattutto come reperire i fondi per il completamento».

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