Caltagirone (Catania) Il volo era la sua vita. E di lanci, soprattutto nell’aviosuperficie della sua famiglia, base operativa dell’associazione di paracadutismo sportivo “Sunflyers”, in contrada Caudarella, a pochi chilometri dal centro di Caltagirone, ne aveva fatti parecchi: oltre 500. Quello di ieri, però, si è rivelato fatale.
Giulio Massarotti, 37 anni, paracadutista e imprenditore, si è schiantato al suolo con una violenza impressionante, rompendosi l’osso del collo e morendo sul colpo. E’ successo intorno alle 12 di ieri, durante una giornata di lanci che si annunciava simile a tante altre.
Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri della compagnia di Caltagirone, temporaneamente al comando del luogotenente Tommaso Cilmi, Massarotti, che aveva numerosi brevetti ed era considerato di provata esperienza e affidabilità, si è lanciato con un paracadute da un aereo appositamente attrezzato, col compito di filmare le evoluzioni in volo dei suoi compagni. Era, infatti, anche un esperto “video-man” e si occupava, quindi, di riprendere con la telecamera i lanci degli altri. Anche ieri voleva fatto la cosa di sempre, precedendo quattro persone che, con due paracadute, si erano lanciate in tandem. Eppure, nonostante le condizioni climatiche ritenute buone, qualcosa non ha funzionato nella manovra di atterraggio.
E’ stato il vento a spostare il paracadutista e a trasformare il suo lancio in una corsa verso la morte. Massarotti ha, infatti, percorso le ultime centinaia di metri a velocità crescente, schiantandosi al suolo. Il primo, violentissimo impatto è stato quello fra le sue ginocchia e il terreno. Poi è toccato al volto. Infine la torsione del collo, che si è spezzato. Il forte vento che gonfiava il paracadute ha trascinato il corpo per una ventina di metri.
Inutile ogni tentativo dei soccorritori. Ai sanitari dell’elisoccorso, giunti sul posto nell’estremo tentativo di salvare la vita al povero paracadutista, non è rimasto altro che constatarne il decesso, mentre fra i presenti si susseguivano comprensibili scene di disperazione. Impossibile, infatti, rassegnarsi a una morte così tragica e inattesa. La telecamera, che si trovava sul casco, è andata in mille pezzi, disseminati per parecchi metri. L’ispezione cadaverica, effettuata dal medico legale Maria Berlich, ha indicato la causa del decesso in un arresto cardiocircolatorio provocato dai gravissimi traumi riportati.
Dopo gli accertamenti del caso – le indagini sono coordinate dalla Procura di Caltagirone – la salma è stata restituita ai familiari. Grandissimo dolore per i familiari – il padre è un noto e apprezzato imprenditore anche nel settore del disinnesco delle mine anti-uomo – e gli amici. E sui social si moltiplicano i commenti. Come quello di Renato Caruso, di Catania, direttore della scuola di paracadutismo sportivo “Sunflyers” in cui si era formato il 37enne e che svolge le proprie attività proprio nell’aviosuperficie in cui si è consumata la tragedia: «Un dolore immenso – scrive Caruso – che ci devasta tutti».