“Mio figlio si è rotto il gomito”, ma al loro arrivo per i soccorritori calci e pugni

Di Concetto Mannisi / 25 Novembre 2018

Tremestieri Etneo (Catania) – Ha telefonato al 118 sollecitando l’invio di un’ambulanza per il figlio 45enne che, a suo dire, «era caduto e si era rotto il gomito». Si trattava soltanto di una penosa bugia detta, con un filo di voce e con le lacrime agli occhi, per vergogna e nella speranza di ricevere un aiuto dopo tutto quello che aveva dovuto subire – lei col marito – nella tarda mattina e nel primo pomeriggio di ieri ad opera del figlio, che pare avesse perduto il lume della ragione.

Il fatto è che, così facendo, la poveretta ha messo in serio pericolo gli operatori del 118 che, in tempi relativamente brevi, hanno raggiunto l’abitazione, al confine fra Canalicchio e Tremestieri Etneo. Quando i due soccorritori – un uomo e una donna – sono entrati in quella casa, infatti, hanno subito compreso che non poteva trattarsi di un banale incidente domestico, ma che doveva essere accaduto qualcosa di assai grave: suppellettili in terra, mobili rovesciati, danni evidenti alle cose….L’uomo ha invitato la collega ad andare fuori per avvisare la centrale operativa, ma è stato in quel frangente che il presunto ferito si è manifestato in tutta la sua violenza, aggredendo fisicamente la donna con calci e pugni, mentre all’uomo è stato fratturato uno zigomo forse con un vaso e buon per i due che sono riusciti a infilarsi nell’ambulanza e a chiamare i carabinieri.

Soccorsi che, in verità, mentre l’esagitato – che poi si è appurato essere in preda di sostanze alcoliche e forse di stupefacenti – si accaniva sul mezzo del 118, tardavano ad arrivare. Alla fine sono dovuti intervenire i vigili urbani di Tremestieri, che hanno riportato parzialmente la calma e permesso ai due operatori di battere in ritirata. Gli operatori del 118, che hanno sporto denuncia ai carabinieri, sono stati curati in ospedale e dimessi con prognosi di 15 e 9 giorni.

“Rischiare di finire in ospedale per soccorrere gli altri senza alcuna indennità: è quello che accade abitualmente agli operatori sanitari che sulla strada, si trovano nelle situazioni più disparate”, afferma in merito all’accaduto a Tremestieri, Calogero Coniglio Segretario Regionale della Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti, organizzazione costituente della confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei.

 “I due autisti soccorritori, nostri associati, sono solo gli ultimi operatori in ordine di tempo che hanno dovuto patire le conseguenze di un comportamento esagitato -, aggiunge Renzo Spada Coordinatore Regionale della Fsi-Usae Seus 118 -; quello di un paziente, segnalato ieri mattina per un intervento presso abitazione privata, un traumatico codice verde, nello specifico veniva riferito, si trattava di un uomo con un forte dolore ad un gomito, causato da una caduta, in realtà era in stato di ebbrezza”. 

“Andando a ritroso, si troverebbero parecchi episodi di ambulanze sfasciate o di autisti soccorritori della Seus, infermieri e medici presi a pugni in strada o nei vari pronto soccorso. In ambulanza, queste tre figure, sono operatori sanitari insostituibili, in prima linea nell’assistenza, dove ogni intervento potrebbe nascondere insidie peggiori per la propria incolumità fisica. Ormai quella delle aggressioni in autoambulanza sta diventando una vera e propria emergenza in Sicilia. La solidarietà alle vittime dell’aggressione da parte di tutta la segreteria regionale è sincera, ma non basta. Come organizzazione sindacale abbiamo il dovere di denunciare sempre le criticità per rendere non solo più sicuri i posti di primo intervento, ma anche proporre una mobilitazione perché agli autisti soccorritori del 118, venga riconosciuta l’indennità di rischio”- conclude Coniglio.

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Redazione
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