Catania
Ministro Orlando: «Servono gli stati generali antimafia»
Quanto all’appello della Sinistra per il referendum Orlando prima di entrare nel merito dei temi dei due dibattiti che lo hanno impegnato ha detto la sua: «L’ho accolto bene perché l’ho sottoscritto. Credo che soltanto una democrazia che funziona sia in grado di tutelare le esigenze e i bisogni di chi si trova in difficoltà. Credo ancora che l’indebolimento della democrazia sia anche il presupposto per un aumento delle diseguaglianze. E in questo senso ci sono molte ragioni a Sinistra per sostenere con convinzione il superamento del bicameralismo, una razionalizzazione del nostro sistema istituzionale e la costruzione di una democrazia che sia in grado di dare stabilità e capacità di incidere nei problemi più forti.
In merito ai temi affrontati nel doppio dibattito, uno ha riguardato il ricordo di due figure storiche della politica italiana, il segretario reg. Pci Pio La Torre, ucciso dalla mafia e il leader della Dc Aldo Moro trucidato dalle Br. Nel dibattito che è scaturito il parlamentare Giuseppe Fioroni, presidente della commissione sull’eccidio di via Fani ha aggiunto che «il lavoro che si sta facendo oggi forse non permetterà di scoprire la verità a distanza di 38 anni, ma quantomeno ad accendere una luce» sui fatti. Il ministro Orlando ha ricordato entrambe le figure storiche, ma riferendosi in particolare al caso Moro ha aggiunto che l’eventualità di riaprire l’indagine non spetta a lui, ma alla Procura.
Nel dibattito, invece, su «Come cambia la giustizia», incalzato dalle domande di Lucia Annunziata, Orlando è stato chiaro su alcuni punti già trattati in precedenza e in particolare sulla accentuata capacità organizzativa dei tribunali, sulle prescrizioni per i reati nella Pa, sul rapporto con i magistrati. «La giustizia ha grandi sofferenze che stiamo affrontando. Per la prima volta dopo un ventennio si torna ad assumere nel comparto e si iniziano a colmare i vuoti nelle cancellerie. La giustizia è uno dei fattori della competitività di un Paese. La cosa che siamo già riusciti a trasmettere è che, seppure ancora la giustizia italiana non sia un punto di forza per la competitività, comunque non è più un pericolo per chi investe nel nostro paese. Sono molto contento perché rispetto all’anno scorso abbiamo dati importanti. La giustizia civile quando ci siamo insediati era afflitta da 5 mln700 mila cause che attualmente sono scene a 3mln800 mila. Prima un processo civile in primo grado durava 590 giorni, attualmente siamo a 390. Inoltre abbiamo un Tribunale delle imprese che ha risolto l’80% delle cause che pendevano e in meno di un anno. Non è ancora quello che vorrei. E per questo in autunno porteremo all’esame una riforma del processo civile».
Sul nodo delle prescrizioni Orlando si è limitato a prendere ad esempio la questione delle prescrizioni nei reati della Pa: «Per tutti questi reati abbiamo previsto che ci sia un allungamento dei tempi della prescrizione che alla fine porterà a una sostanziale imprescrittibilità dei processi che riguardano la Pa. Nessuno potrà beneficiare del trascorrere del tempo…».Quanto alla polemica sempre aperta tra la politica e la Giustizia il ministro si è dimostrato molto cauto nonostante le insistenze dell’Annunziata per portarlo sulla polemica col presidente Anm, Davigo: «Abbiamo detto sun dall’inizio che il titolo 4° della costituzione, non si tocca: non si tocca il tema dell’autonomia e dell’indipendenza, dell’obbligatorietà dell’azione penale… Tantè che la discussione più acuta si è svolta su temi sindacali, le ferie, l’età pensionabile… Ora dico che certe alzate di toni su temi che non riguardano l’oggetto del contendere servono anche per rafforzare la capacità contrattuale. Ora quando Davigo dice che non si vuole combattere sino in fondo la corruzione perché non si introducono alcune norme io rispondo che tutte le norme che in questi anni ha chiesto l’Anm perché le ritiene fondamentali sono state approvate. Noi comunque vogliamo dire con forza che siamo intenzionati a dare alla magistratura tutti gli strumenti richiesti per contrastare questo fenomeno». «E comunque – ha concluso il ministro – la corruzione non si contrasta soltanto col penale, ma con la semplificazione, con la prevenzione, con le modalità di selezione della classe dirigente…».
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