CATANIA – «Noi non abbiamo alcun tipo di collegamento con le persone che sono coinvolte dal lato della Libia nelle operazioni di partenza dei migranti e non abbiamo alcun tipo di legame con loro. La ragione per cui siamo presenti quando ce ne è bisogno e sappiamo dove sono le navi è perché è documentato che le imbarcazioni in difficoltà si trovano nella cosiddetta “Sar zone”, quindi una zona ben precisa». Lo ha detto la co-fondatrice e vice-Presidente di SOS Mediterrane e direttore generale di SOS Mediterranee Francia Sophie Beau incontrando i giornalisti a Catania a bordo della nave Aquarius, che gestisce insieme a Medici Senza Frontiere, per rispondere ai dubbi sollevati nelle settimane scorse dal procuratore della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro sull’operato delle ong (organizzazioni non governative) che soccorrono i migranti.
Alla domanda di un giornalista che le ha chiesto se abbiano mai ricevuto richieste di soccorso dalla Libia o dalle stesse imbarcazioni di migranti, Beau ha risposto: «Assolutamente no. Mai, in nessuna circostanza, abbiamo mai ricevuto direttamente dalla Libia questo tipo di richiesta di soccorso». «In un anno – ha aggiunto Beau – abbiamo acquisto anche l’esperienza e la documentazione necessaria per capire come, dove e quando andare a recuperare profughi tenendo anche presente che è fondamentale arrivare il prima possibile. Anche un’ora può fare la differenza. Quello che è stato dimostrato è che in linea di massima sono 10-15 le ore che a una persona in quelle condizioni può sopravvivere in mare».
«Ogni giorno registriamo delle tragedie in mare. E’ stato registrato dalle organizzazioni, in particolare dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che negli ultimi 15 anni sono state conteggiate 46 mila vittime in mare. Mentre questo dramma avviene, le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo centrale non sono assolutamente adeguate e sufficienti per rispondere alle dimensioni di questa tragedia umanitaria». All’incontro con i giornalisti hanno preso parte la Presidente Sos Mediterranee Italia Valeria Calandra, il capo missione, ricerca e soccorso nel Mediterraneo di Medici senza Frontiere Ellen van der Velden, il vice coordinatore ricerca e soccorso dell’Aquarius Nicola Stalla e il medico di Medici Senza Frontiere Conor Kenny, che opera a bordo della Aquarius.
«Sos Mediterranee è finanziato al 99% da donazioni private provenienti dalle 3 associazioni nazionali: Sos Mediterranee Germania, Francia e Italia. Oggi, circa 13.800 donatori ripongono la loro fiducia nell’associazione. Inoltre, il nostro partner medico Medici Senza Frontiere contribuisce al costo del noleggio della nave su base mensile». Lo hanno detto i responsabili dell’associazione in conferenza stampa a Catania. «Le operazioni di soccorso richiedono notevoli mezzi tecnici e finanziari: sono necessari 11.000 euro al giorno – hanno aggiunto – Questo bilancio finanzia il contratto di locazione della nave, del suo equipaggio, il carburante, mezzi di salvataggio e tutte le attrezzature necessarie per prendersi cura dei rifugiati».
«Il nostro lavoro si svolge nel pieno rispetto delle normative internazionali e nazionali e abbiamo piena collaborazione con il Mrcc (Maritime Rescue Coordination Centre) di Roma, a cui comunichiamo tutte le informazioni richieste per obbligo alle autorità competenti. Quello che a noi sembra esserci dietro è un disegno di attacco alle Ong a prescindere da quali sono poi i capi d’accusa». E’ quanto invece ha affermato il vice coordinatore ricerca e soccorso della nave “Aquarius” Nicola Stalla. «Dopo che carichiamo a bordo i migranti – ha aggiunto Stalla – i gommoni sono resi inservibili: vengono affondati da noi e la posizione dei barconi è segnalata al Mrcc, che provvede poi ad inviare chi di dovere per distruggerli perché noi non abbiamo i mezzi per farlo».
«I salvataggi che effettuiamo – ha proseguito – possono avvenire in due modi: o per una chiamata che riceviamo noi direttamente dalla Mccc di Roma cioè il centro di coordinamento marittimo della Guardia Costiera italiana che riceve una chiamata di soccorso con la segnalazione di imbarcazione in difficoltà che poi comunica alla nave la posizione più idonea per intervenire. Oppure per la scoperta nostra di imbarcazione in difficoltà mentre noi stiamo facendo un servizio di pattugliamento attivo, anche con il radar, per cui – ha concluso – siamo nell’area dove statisticamente ci sono imbarcazioni in difficoltà o che affondano».
«Gli attacchi che le Ong hanno subito nelle ultime settimane partono prevalentemente dall’Italia, anzi nascono in Italia e continuano a essere in Italia. Questo fatto investe le organizzazioni, che sono prevalentemente organizzazioni internazionali, come Sos Mediterranee e Medici Senza Frontiere. Per questo motivo abbiamo ritenuto opportuno e necessario indire una conferenza stampa che coinvolgesse direttamente i nostri organi internazionali. E’ quanto ha detto la Presidente Sos Mediterranee Italia Valeria Calandra.