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«Mi pignorano lo stipendio per colpa dell’Asp di Catania»

Di Concetto Mannisi |

CATANIA – Lavorare e non guadagnare. Può accadere, nei momenti di crisi di un’azienda privata, ma ciò che ha vissuto e sta vivendo il dottor Luigi Favara, convenzionato con l’Asp Ct 203, ha davvero dell’incredibile. Favara sarebbe debitore di una somma di denaro “imprecisata” – e a breve spiegheremo il perché – nei confronti di “Serit Sicilia”. Una somma che secondo “Riscossione Sicilia”, considerati gli interessi puntualmente maturati, sarebbe di poco superiore ai 275mila euro, mentre secondo il dottor Favara e il suo consulente, dottor Castaldo, sarebbe di gran lunga più bassa.

«Quando cominciò la querelle con Serit – chiarisce Favara – le somme che mi venivano sollecitate erano da considerare poco meno che ridicole. Però, ritenendo che quanto indicato dall’ente di riscossione fosse inesatto, affiancato dai miei tributaristi ho presentato ricorso e sono rimasto in attesa del verdetto della Commissione tributaria. Un verdetto per cui, purtroppo, si prevedono tempi lunghi». «Probabilmente – spiega – sarebbe stato opportuno non fare galoppare il debito, invece alla Serit hanno cominciato a calcolare interessi su interessi, facendo lievitare la somma fino allo stato attuale».

«Nel dicembre del 2015 – continua Favara – Serit Sicilia ha pignorato per intero il mio stipendio e gli emolumenti arretrati versati a ridosso delle festività: oltre 28mila euro. Vi lascio immaginare quali conseguenze, io e la mia famiglia, abbiamo dovuto affrontare. Nell’occasione decido di chiedere un prestito, faccio causa e vedo riconosciute le mie ragioni: Serit, che mi chiede persino la rateizzazione di quanto prelevato a quel modo, è condannata a restituire tale somma, meno il quinto dello stipendio. Dopo un lungo tira e molla riesco a tornare in possesso di quanto pignorato».

Tutto definito? Per nulla. Perché questa sorta di telenovela tributaria si è arricchita di nuovi episodi. «In base alla Finanziaria del 2018 – racconta – il professionista che guadagna più di 5.000 euro al mese può essere soggetto al pignoramento. Nulla da dire, se non fosse che i medici che hanno un rapporto di collaborazione con l’Asp sono equiparati, sentenze alla mano, a dipendenti pubblici, ai quali può essere pignorato soltanto il famoso “quinto”. Insomma, subisco il pignoramento totale di due stipendi con l’avallo dell’Asp, che ha autorizzato il prelievo forzoso a differenza di quel che viene fatto da altre aziende sanitarie di altre città. Il tutto non si capisce bene a che titolo e con quali motivazioni. Inutile dire che mi sto ritrovando nuovamente nei guai».

«Chi si è assunto – chiede a questo punto Favara, che pare non riesca a trovare interlocutori – la responsabilità di sottoscrivere tale delibera che suona quasi come un istigazione a delinquere, visto che devo provvedere a pagare le bollette e fronteggiare tutto ciò che è routine per una famiglia? Un vero scempio, cui mi rifiuto di sottostare non per non pagare il mio debito, ma per pagarlo nei modi e nel dovuto se e quando sarò condannato».

Intanto lo studio Castaldo continua a seguire con attenzione la vicenda, perché «il dottor Favara ha ragione, perché si trova in uno situazione paradossale e perché riteniamo doveroso sostenere una persona che continua a vedersi pignorare ingiustamente uno stipendio dietro l’altro». L’augurio è che i giudici riescano a intervenire velocemente su questa vicenda (anche se i tempi sembrano, allo stato attuale, inesorabilmente lunghi) che sembra sia un po’ sfuggita di mano ad almeno un paio delle parti interessate. Restiamo in attesa di eventuali sviluppi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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