Hanno risposto alle domande del Gip Anna Maggiore, che li ha interrogati nel carcere di Catania il sindaco di Aci Catena, Ascenzio Maesano, e l’imprenditore Giovanni Cerami, fermati due giorni fa dalla Dia per corruzione contraria ai doveri d’ufficio. Non lo ha fatto, invece, il terzo indagato, il consigliere comunale e presidente della commissione Finanza, Orazio Barbagallo. La Procura ha secretato gli interrogatori.
Il legale di Maesano, l’avvocato Giuseppe Marletta, ha chiesto, a conclusione dell’interrogatorio, che il suo assistito venga nuovamente sentito dal Gip per fornire chiarimenti e precisazioni su quanto ha affermato. Il difensore dell’imprenditore, l’avvocato Attilio Floresta, ha confermato che il suo assistito ha risposto alle domande, ma non ha fornito nessun elemento sull’interrogatorio. Barbagallo, rappresentato dall’avvocato Orazio Consolo, si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Il Giudice delle indagini preliminari dovrà decidere sulla convalida del fermo, disposto dalla Procura, e sulla contestuale richiesta di emissione di un’ordinanza di custodia cautelare.
Al centro delle indagini della Dia di Catania, che è avvalsa anche di intercettazioni e pedinamenti, una presunta tangente da 15mila euro che l’imprenditore, secondo l’accusa, ha consegnato al consigliere comunale, che l’ha poi equamente divisa con il sindaco, per il rinnovo del contratto di fornitura del servizio di assistenza e manutenzione dei sistemi software e hardware del Comune di Aci Catena e l’aggiudicazione del progetto esecutivo ‘Home Carè finanziato dall’Unione europea con 252.000 euro.
Accertamenti sono in corso, come sottolineato dal procuratore Carmelo Zuccaro, sia sullo stesso contratto e la sua estensione nel tempo, ma anche sulla fuga di notizie che sono emerse dalle indagini e dai comportamenti dei tre indagati che temevano di essere intercettati.