CATANIA – Oltre 230 anni di reclusione per 21 imputati: è la richiesta del pm Marco Bisogni a conclusione della requisitoria nel processo Aquilia contro due cosche mafiose legate a Cosa nostra che operano nell’Acese che si celebra, col rito abbreviato, davanti al Gup di Catania, Anna Maria Cristaldi. Tra gli imputati anche l’ex deputato all’Ars Raffaele “Pippo” Nicotra: per lui l’accusa ha chiesto la condanna a 9 anni e 4 mesi per concorso esterno all’associazione mafiosa e tentata estorsione, ma l’assoluzione dal reato di voto di scambio che era stato già confutato dal Tribunale del riesame. Le pene richieste oscillano tra i 3 anni e otto mesi, sollecitati per il “pentito” Gaetano Vinciguerra, e i 20 anni per Tiziano Cosentino, accusato di essere al vertice del clan.
Nicotra, 63 anni, era stato arrestato il 10 ottobre 2018 dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Aquilia” della Dda della Procura di Catania e poi posto ai domiciliari. Secondo l’accusa avrebbe pagato 50mila euro per avere l’appoggio del clan Sciuto, legato alla ‘famiglià Santapaola-Ercolano, alle elezioni per le Regionali in Sicilia del 2008 e 50 euro a voto per la competizione successiva, nel 2012, all’Ars. Inoltre, grazie al suo ruolo di imprenditore titolare di numerosi supermercati, avrebbe favorito economicamente il clan. Nicotra, assistito dai legali Giovanni Grasso e Orazio Consolo, si è sempre proclamato innocente. Queste le altre richieste del Pm: 6 anni per Fabio Arcidiacono e Cirino Cannavò; 16 anni per Fabrizio Bella, Rodolfo Bonfiglio, Salvatore Fonti, Antonino Manca, Camillo Pappalardo e Stafano Sciuto; 11 anni per Riccardo Panebianco, Concetto Puglisi e Giuseppe Rogazione; 10 anni per Salvatore Indelicato e Carmelo Messina; 8 anni per Danilo Failla; 6 anni e 8 mesi per Camillo Grasso; 6 anni e 10 mesi per Mario Nicolosi; e 4 anni per Sebastiano Strano. Il processo è stato aggiornato al 26 novembre.